Già mi manca il rumore del mare fin dentro al letto, la doccia a cielo aperto, la finalina non l'ho vista anche se era a cielo aperto, la Fiorentina nemmeno, perché non lo sapevo che il cielo era così aperto. Siamo troppo abituati a orizzonti meno ampi nelle nostre città. E i pensieri imprigionati in spazi angusti soffrono, o forse sono solo allo sbando. Intanto mentre tutti dormono ho rovesciato un po' di sabbia nel salotto e ci ho lasciato le impronte di una magnifica vacanza, spero che la Rita capisca, del resto l'uso della sabbia in salotto è terapeutico, come l'uso del metadone da parte del tossicodipendente. L'unica differenza è che il metadone da meno fastidio quando ti va nelle mutande. Tra qualche giorno spazzo. Per la colazione invece, stamani so che non basterà ne la terrazza e ne il bar, anche se ho segato rami di mirto, insomma, anche se ho ricreato la macchia mediterranea intorno al tavolo della terrazza. Tra qualche giorno spazzo. Sono nero, ma questo l'ho fatto solo per amore anche della terza maglia, e se solo fosse stata rossa come qualcuno aveva sperato, non mi sarei messo la crema protettiva. Pur rischiando di sembrare Fantozzi mi sono portato via anche una nuvola rosa, l'ho messa fuori in terrazza sopra il tavolo dove ho messo le conchiglie e le candele che il mare ha restituito, forse quelle di qualche festa. Quando si sveglierà la Rita penserà a un quadro di Magritte. Sa che mi piace e forse capirà il mio surrealismo di pensiero. Mi sono portato via anche del buon vino bianco e tanti bei ricordi. Questa volta berrò per non dimenticare.