Per non voler partecipare alla ridda di voci di mercato il più delle volte ridicole, e dovendo ringraziare a malincuore Sportitalia perché sarà l'unica emittente a trasmettere in diretta le tre gare della Fiorentina nella Copa Euroamericana, divago da dietro la prima fila d’ombrelloni, tra gossip, culi smenci e sabbia a giro per l’aria come se fosse polline. Lasciato alle spalle il Mondiale e le ricette, oggi vorrei approfondire un altro aspetto che da sempre, più o meno correttamente, viene considerato l’estensione dell’apparato genitale maschile; l'auto. Non fosse altro che per quel significato virile che l’uomo da al suo possesso. Perché il genere umano maschile utilizza il suo membro metallico non solo per approcciare l’altro sesso o per andare a fare la spesa alla Conad, lo usa per una sorta di masturbazione psicologica urbana, e il suo stile di guida ne tradisce lo stile amatoriale. Geme premendo sull’acceleratore, gode toccando la lingerie in pelle dei suoi interni, oppure si eccita grazie alle prestazioni dei freni in ceramica. C'è addirittura chi allunga con del testosterone la soluzione saponosa per lavare i vetri, in modo da spargerla con i tergicristalli per marcare il territorio. E una donna intelligente capisce molto dell’uomo guardando come si muove nel suo abitacolo, proprio come nelle sue mutande. Io al volante riesco ad essere me stesso fino in fondo, con le mani sulle 10 e 10 levo la maschera e mostro la mascherina aggressiva sul posteriore di chi mi precede, perdo tutte le inibizioni, non conosco tabù o discriminazioni stradali come le corsie preferenziali. Lotto insomma come "Foco" per il suo posto di lavoro. L’altro giorno ho litigato per un parcheggio e ho pure fatto a botte con due donne. Lo so, questo non mi fa onore, ma non avevo scelta. Quella che guidava è scesa dalla macchina impugnando un cric, mentre l’altra, che le sedeva a fianco, mi si è avventata maledicendomi e cercando di colpirmi con un coltello. Allora ho reagito. Cos’altro avrei potuto fare? Ho impugnato una chiave inglese e ho cominciato a menare a destra e a manca, schivando colpi di cric e coltellate. Per fortuna è arrivata la Polizia, che ha provveduto ad arrestare quelle due suore. L’auto per me è liberatoria, intima e terapeutica come il lettino dello psicanalista, a differenza del Bambi che oltre ad essere luogo preferito nel quale scaccolarsi, è sempre stata soprattutto una sorta di metafora della sua vita sentimentale. L’auto e la sua donna viaggiano paralleli come i binari. Prima ne è entusiasta, poi invece comincia a non piacergli più. Improvvisamente gli sembra diventata brutta, senza eleganza, e anche le prestazioni non sono più quelle che aveva quando l’ha comprata. In pratica, oggi la vede come un vero e proprio rottame al punto che sta pensando di cambiarla. Ieri però mi ha detto che prima farà un tentativo per vedere di cambiare opinione sulla sua auto, e così ha deciso di iscriversi ad un corso di autostima.