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giovedì 3 luglio 2014

Pietro Lo Monaco non è un religioso

Per chiudere l’argomento di chi millanta competenza nel calcio, e non mi riferisco solo a chi vorrebbe organizzare l’Oktoberfest sulla curva del Tabaccaio, ma anche tutta quella pletora di giornalisti o finti tali, devo dire che sentir parlare certa gente di calcio, mentre per chi fa confusione, quando dico calcio non mi riferisco all’elemento chimico di numero atomico 20, insomma, sentir parlare di calcio così alla rinfusa è un po’ come osservare la Parietti mettersi in minigonna sullo sgabello per parlare della Resistenza. Oppure mettere le gambe sotto la tavola all'ora di pranzo e scoprire che la tavola ha due gambe così.  Mentre fa specie che la Nazionale italiana alla fine abbia lasciato la sensazione forte che fosse un gran covo di vipere, strano perché Prandelli lasciava trasparire altro, senza nemmeno lasciare l’alone tipico di certi deodoranti troppo aggressivi, strano perché il codice etico, strano perché siamo tutti una famiglia, che però alla fine si è rivelata piuttosto sodomita, visto che nessuno si affacciava più neanche al davanzale del residence di Mangaratiba, perché si sa che in famiglie così sodomite ci si fida poco. E prima che qualcuno equivochi, quando dico famiglia sodomita non intendo affetta ne da sordità e ne da mutismo. Strano poi neanche tanto visto che c'è chi mangia la panzanella su una tavola che porta le calze scure anche d'estate. Adesso che sono tornato mio malgrado in argomento, sempre a proposito di chi confonde, di chi prende cioè fischi per fiaschi, l’ultima frontiera della giustificazione riguarda lo sbaglio a buon fine, del tipo “adotta uno sbaglio a distanza” oppure “dona il sangue e uno sbaglio”, solo ieri è stata lanciata l’ultima campagna a favore di chi sbaglia “ invia un SMS dal costo di 2 € ad un numero sbagliato”, tutta una serie di attività che hanno la finalità di far capire che chi sbaglia lo fa solo per noi, cioè lo fa per evitare che siamo noi a sbagliare, ed è un atteggiamento di grande generosità che mi ricorda tanto quei preti che per evitare che i bambini si tocchino sono loro a toccarli. Non prendete per il culo gli altri quindi, un refuso può capitare a tutti, è subdolo, arriva improvviso come un embolo, sordo quando non anche sardo, e allora Monaco non è più solo quello di Baviera o del Principato, ma il maschio della foca monaca presente sulle coste della Sardegna. Per dire che non servono nemmeno i correttori automatici quando l’errore è di concetto, oppure su certi tablet senza GPS, Monaco di Baviera appare come quello del Principato. E capisco lo studioso che lotta con la tecnologia per difendere i propri concetti frutto di anni e anni di studio e di link. Oggi lo studioso aggiornato usa il computer per scrivere, gestisce blog utilizzando un programma facile che si chiama Word, ideato proprio per facilitare al massimo, diciamo pure per rendere lo scrivere dello studioso un gioco da ragazzini, o da children se non vogliamo passare da provinciali. E a difesa di questo modo di lavorare di certi studiosi soggetti al refuso è stata scritta anche una canzone “We are the word, we are the children”.