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martedì 10 marzo 2015

La grande stanchezza

Chi meglio di me può sdrammatizzare l’imbarcata dell’Olimpico prima di suicidarmi? Una partita tutta seitan e niente arrosto. Mi ammazzo da vegano. Spremuti fisicamente e senza più energie mentali, come il peggior Pannella alla fine di uno sciopero della fame. Neto migliore dei Viola racconta bene la storia di una partita disertata in blocco come se fosse l’ora di religione. La nostra religione. Sono partite che vanno prese con un certo sano distacco, lo dico mentre insapono la corda, sereno, e a chi non ha il sapone auspico il distacco della retina. Oppure la nebbia almeno per non rivedere i filmati. Ricordo che con una ragazza di Milano, ero arrivato a un punto (non avevo problemi nemmeno con la cataratta) che quando andavo a trovarla adoravo passeggiare con lei proprio in mezzo alla nebbia di Cesano Boscone. Per non vederle la faccia. E nella sconfitta di ieri a Roma era tutto troppo maledettamente illuminato per i miei gusti. Non si può illuminare così una batosta. Si sono visti tutti gli orrori. Compresi il rigore di Tomovic e la punizione di Mati che ha mandato in gol la Lazio. “Queste sono partite piene di fibre” è stato il mio primo pensiero ad alta voce, che la Rita ha raccolto e rilanciato chiedendomi “In che senso piene di fibre, nel senso che sono indispensabili al tuo organismo di tifoso?”. Che è una domanda lecita, di una moglie inconsapevole del dramma in atto. Gli ho risposto “No nel senso che mi fanno cagare”. E se siamo andati a scuola oggi ci tornerà finalmente utile, la cultura è indispensabile per gestire certe batoste, altrimenti perché tanti sacrifici dei nostri genitori? Con l’istruzione ricevuta siamo in grado di fare delle analisi e quindi di trovare delle spiegazioni, che almeno per me sfociano in attenuanti generiche. E La prima che mi viene in mente è che il black out generale è un indizio importante sul fatto che la squadra abbia staccato la spina. Chi ha studiato del resto non andrà mai a puttane, ma pagherà per avere dei favori sessuali. Io vi esorto quindi a tirare fuori il petto e ad avere il coraggio necessario per affrontare un rovescio di questo tipo, a testa alta. Un esercizio utile per temprare il carattere, e che dimostra grande coraggio, è fare il bidet con l’acqua fredda. Per dimostrare alla vostra compagna che siete uomini veri. Chi lo dice che di fredde ci devono essere solo le docce? Localizzare lo shock termico aiuta a differenziare le punizioni corporali. Un po’ come con gli investimenti. Insomma, verrebbe da dire "guardiamo avanti", non lo dico solo perché le mie finestre affacciano sul muro del pianto. Magari le vostre no. Per dire, a finestre rigorosamente  chiuse, che giovedì c’è subito un’altra partita importante. Dimentichiamo  il disastro di ieri, se non ci fosse però la domanda esistenziale per eccellenza che ti ronza nell’orecchio malgrado il cerume "Meglio una bacca di Goji o una gallina domani?" Poi leggi le interviste dei protagonisti, rivedi gli highlights, certi buoni propositi di vivere la sconfitta con saggezza e spirito positivo vacillano. Subentra un po’ di scoramento tipico del tifoso ferito. Allora cominci a fare mente locale, a cercare di individuare episodi che ti sono successi durante la giornata per ricondurli a quel quattro a zero, episodi sgradevoli, premonitori. Poi mentre ti rigiri nel letto con gli occhi sbarrati ti convinci che sono stati addirittura influenti sul risultato. Ed effettivamente di così veramente spiacevole da sostenere con assoluta saggezza che abbia potuto contribuire a generare una giornata da incubo, c’è l’episodio increscioso che mi è successo nel tardo pomeriggio. C'era una bellissima ragazza davanti a me, le ho chiesto il numero e me lo ha dato felice. Ma io intendevo quello per la coda al banco della gastronomia.