Non voglio dire che oggi è il giorno X solo perché punto al 2, e non vorrei che succedesse come a quel mio amico di via del Leone, che doveva prendere le medicine lontano dai pasti e non ci arrivava. 2000 tifosi al seguito della squadra sono uno strascico Viola più bello di quello di una sposa. Pura organza che contiene anche l’amante, oppure più in generale una tifoseria astuta, scaltra. Una tifoseria ganza insomma. Per una prima notte di andata nella quale potremo concepire anche un trofeo. E quindi vorrei che oggi ci fossero solo commenti in grado di esaltare l’ambiente, incitamenti convinti malgrado Reja sia andato all’Atalanta. Per quanto mi riguarda ho cominciato in largo anticipo già a partire dalla giornata di ieri quando subito dopo cena ho caricato la lavastoviglie con frasi incoraggianti. Non sono preoccupato per gli infortunati, non ho ansia di sapere chi gioca. Sono sereno come una canzone di Drupi, perché tanto so che chiunque scenderà in campo per la Juve risulterà un marziano. Visto che di solito gli spogliatoi sono sotto e quindi si sale in campo. E poi sono felice che quando la squadra non indossa la maglia Viola ci pensi almeno il portiere a mostrare certi punti di colore, e non importa se tinto in pezza o tinto in filo. E penso a Londra se gli togliessero il grigio fumo. E’ davvero una bella trovata quella di far indossare sempre ad almeno uno quel colore per noi imprinting di passione. Un segno distintivo, sopra o sotto basta che ci sia, come è successo anche con l'errore di assemblaggio dei corpi di Carlo Conti e del povero Michael Jackson. E un po’ anche come le mutande rosse per l’ultimo dell’anno. Un marchio a fuoco che a Firenze arriva molto prima della moda dei tatuaggi. Ci sono delle cose che si associano in maniera indelebile, che raccontano subito una storia chiara a tutti, il panettone fa Natale, la Fiat fa “cahare”, San Frediano è Diladdarno, lo juventino è gobbo. Unica eccezione era il romanista Andreotti. L’assorbente è donna, Renzi è la nuova destra. Insomma, il tifoso Viola ha bisogno di vedere indossato il suo colore preferito come l’americano ha bisogno del McDonald’s. Poi c'è anche il fiorentino che beve l'americano. Comunque non c’è Firenze senza lampredotto, e non c'è Firenze senza il Viola. Così come passeranno secoli, ma Ascoli sarà sempre e solo ricordata per le sue olive.