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mercoledì 4 marzo 2015

Il lampredotto non è la cassoeula

Non può essere solo un caso se le nostre partite sono belle e appassionanti, cito come manifesto del mio pensiero quelle contro la Roma, Tottenham e Inter, mentre partite di vertice come l’ultima Roma - Juve sono avvincenti quanto una gara di dressage. La Fiorentina del resto esprime spesso del bel calcio, e così domani andremo a ribadirlo proprio in casa della prima della classe. Con molta presunzione voglio dire che il calcio italiano sta alla Fiorentina come quel ragazzo seduto sul treno davanti a una ragazza bellissima. E’ in imbarazzo. Non sa se dirglielo o lasciare che se ne accorga da sola che ha scoreggiato. Insomma, il calcio italiano si specchia nei nostri occhi di tifosi Viola solo per schiacciarsi i brufoli. Anche se devo rendere atto a Luigi Garlando che su un organo di stampa a noi spesso ostile, se n’è accorto, e racconta senza l'arroganza gialla tipica dello zafferano dentro al risotto alla milanese, racconta di un modello Fiorentina da seguire. L’incipit: “La Fiorentina è passata da San Siro per spiegare alle milanesi come si fa a costruire una grande squadra. Si prende un bravo allenatore (Montella) che abbia buone idee e una buona esperienza, gli si lascia il tempo per coltivare il suo calcio di qualità e coraggio e gli si mettono a disposizione gli uomini giusti per far crescere il progetto di stagione in stagione”. Da Milano quindi non più solo indifferenza, ma nuovi adoratori come Luigi Garlando. Stessa catechesi della mia pillola del lunedì, anche se di rosa ho usato la Gaia che però è molto meno piatta della Gazzetta dello Sport: “Quando vince la Fiorentina divento un mollaccione. Mio figlio lo sa e forse tifa Viola per fare proprio quel cazzo che gli pare. Dopo una vittoria come quella di ieri contro l’Inter se ne approfitta. E io rido invece di rimproverarlo. Infatti, al 100° “Questa casa non è un albergo” di mia moglie, per dimostrarle il contrario, le ha fatto la prima recensione su TripAdvisor. E io ne ho approfittato per farne subito un’altra negativa. Ho scritto che il pollo era poco cotto, anzi, così crudo che si mangiava le patate. Perché sono gioie grandi queste vittorie. Come i figli. E capisco l’amarezza di chi sta dall’altra parte della felicità. Così come chi non sta Diladdarno. Lo so perché è quello che provano i tifosi quando perdono. Oppure quando stanno in Borgognissanti. Sono di quelle partite che ai tifosi interisti fanno rivalutare le suocere. Partite che quando vinciamo ci ricordano che siamo fatti per il 70% di acqua, con qualche traccia di alcool per i festeggiamenti, e quando perdiamo per il 70% di lacrime. Comunque c’è sempre il ponte alla Carraia. Direzione via de’ Serragli”. Si, insomma, Garlando usa certamente argomenti più affini alla materia, io faccio abuso di metafore e alcool, ma il senso è quello. Lui del resto scrive sulla Gazzetta dello Sport dove non sanno che via de’ Serragli è a senso unico in direzione di Porta Romana, e qualcuno di San Babila potrebbe imboccarla in senso contrario. Insomma, il lampredotto non è la cassoeula. Io esprimo concetti più vicini a casa nostra. E quando si avvicina la partita della Fiorentina capisci di essere arrivato davvero a casa. Così come un paio di civici prima del tuo ti scappa la cacca.