Lotito se ne deve andare e basta. Anche se venisse fuori dalle registrazioni di Pino Iodice che è stato lui a fare le telefonate per eliminare Anna Tatangelo, inadeguata al palcoscenico dell’Ariston come il Carpi a quello della serie A. Intanto sono arrivato a Materdomini e m’hanno subito sbugiardato, altro che non c’è il Wi-Fi! Abbondanza su tutta la linea. Terra generosa non solo di Fiano di Avellino e di chilometri per arrivarci. La signora dell’hotel mi ha chiesto se volevo una singola oppure una matrimoniale. “Sono solo”. “La numero 20, al primo piano”. Entro nella camera e c’è un letto matrimoniale, due singoli e un divano letto. Non oso immaginare la matrimoniale. La password gliela chiedo invece con un po’ di quella supponenza tipica del fiorentino merdaiolo a giro per i Comuni sotto le quattromila anime. Se ne accorge e rilancia, orgogliosa, con l’accento che non ricordavo più dai tempi del povero Antonio Sibilia patron dell’Avellino. Storico il "no" all'argentino Leonardo Ricatti: "Prima vai dal barbiere, poi discutiamo di provini e ingaggi. All’Avellino i capelloni non hanno mai trovato ubicazione". Ma era diventato celebre anche per alcune uscite tipo "Il nostro portiere vuole i guanti? No, o li compriamo a tutti o a nessuno..." Non sempre era da ridere, come ricorda il procuratore Dario Canovi che trovò sulla scrivania del commendatore una pistola "intimidatoria". Le giustificazioni lo rassicurarono, ma tutti nell'ambiente sapevano quanto non gli piacessero gli agenti. Insomma, con quello stesso intercalare di Sibilia la signora dell’hotel mi risponde “Quale rete wireless vede?”. Vado sulle impostazioni del telefonino ed effettivamente ne vedevo almeno 4. Così mi comincia a snocciolare con disprezzo password su password abbinandole al nome della rete, senza darmi il tempo di memorizzare. Poi aggiunge “è un continuo hackerarmi le password. Questa è la quinta volta che ho dovuto cambiare il nome al gatto”. Una delle password che mi ha gelato il sangue era “canecheabbaiaèpococotto”. Subito dopo mi ha chiesto se rimanevo a cena “NO!!!” Gli ho detto. Sarà stata la bottiglia di Falanghina ma ad un certo punto mentre tornavo dal ristorante verso l’albergo ho sterzato bruscamente per scansare l’Arbre Magique, o forse era solo la stanchezza per il viaggio. Oggi riparto, e se me lo permettete, anche se non è proprio un’offesa a Montella, vi racconto di una certa mia idea imprenditoriale che a me sembra eccezionale. Ho qualche titubanza ad esprimerla solo perché vedo che nessuno ci ha ancora pensato. E vi giuro che quando mi è venuta non avevo neanche una Falanghina a portata di mano. E non ero stanco. Mi perdonerete se oggi non parlo di Fiorentina, così allento la tensione in attesa della vigilia dove di solito l’adrenalina mi si rinfaccia come l’aglio a crudo. Ho trovato il coraggio di parlare di questa cosa anche per festeggiare i nuovi arrivati ai quali non ho potuto prestare la giusta attenzione, così si renderanno conto di essere capitati proprio nel posto giusto. La mia idea è comunque molto semplice, il classico uovo di Colombo, o forse sarebbe meglio dire di lompo. Insomma, in un momento nel quale il km zero va alla grande, vorrei aprire una pescheria per stare dietro al banco vestito da subacqueo, così da far sapere al cliente che è davvero fresco. Per sbaragliare la concorrenza.