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domenica 22 febbraio 2015

Cenerentola portava gli assorbenti

Riparto dall’ultimo post di Jordan, di eri, per ribadire la distanza che c’è tra chi è solo tifoso e chi invece gestisce il gruppo. Non a caso Jordan parla dal Brasile, l’allenatore invece segue attentamente il lavoro dei suoi uomini sotto la pioggia. Jordan dice “Appunto, una squadra che vuole vincere toglie Gomez e mette Ilicic, così lo sai che ficcanti contropiede vengono fuori. Loro eran morti, morbidi come il burro dietro, bastava attaccarli negli spazi in velocità e li facevi a fette. C'è quasi riuscito senza volerlo fare!”. Mi vengono in mente le parole di Bernardo Brovarone che il giorno dopo la partita raccontava (sostenendo di avere informazioni da chi è molto vicino a Montella) che oggi il giocatore più forte della Fiorentina, quello che in allenamento più di tutti riempie gli occhi dell’allenatore è proprio Ilicic. Un giocatore che dopo aver scelto di rimanere a Firenze ha cambiato atteggiamento, e Montella sta cercando di sfruttarne le qualità, semplicemente perché è quello che in allenamento dimostra di essere un gran potenziale. Montella mette dentro Ilicic proprio perché vuole vincere la partita, perché punta su quelle sue specifiche caratteristiche, quelle motivazioni che noi non possiamo conoscere perché magari più impegnati a mangiare il lampredotto. La presunzione sta proprio nel pensare di voler dire cosa deve fare l’allenatore (chiunque esso sia) magari mangiando un maritozzo con la panna. O guardando un culo che passa sulla spiaggia. Questo è un po’ il senso di tutto il mio discorso di ieri. La presunzione di voler sapere più di uno che non solo lo fa di professione, ma che ha i risultati e la qualità del gioco dalla sua parte. Un allenatore che dovrebbe essere orgoglio e non frustrazione. Tatticamente non sono preparato. Per me conta solo la maglia. Faccio il tifoso innamorato. Vivo questo senso di appartenenza con gioia. Talmente è tanta questa gioia che non ci può essere sconfitta che può impedirmi di essere positivo. Sono scanzonato ma non così poco attento da non accorgermi che il modo di frequentare la passione è molto cambiato. Così come è cambiato il calcio. Oggi il web ha reso tutti dei protagonisti. Questo stesso blog ne è un esempio, chi partecipa ai vari forum è diventato il “Marchio” di se stesso. Ed è questo che secondo me ha contribuito ad inasprire, si tende ad enfatizzare, ad esagerare. A provocare. Con il risultato di ritrovarsi a raccontare la propria passione in falsetto. Con una voce che non è veramente la propria. O almeno non è quella di tutti i giorni. Perché poi ti incontri al bar a prendere un caffè e fai fatica a riconoscerti, perché il caffè alla fine non lo prende mai in falsetto. Solitamente uso l’ironia da collante tra la passione per lo scrivere e la cronaca di una passione per un calcio sempre più esasperato dai commenti dei tifosi, dalle telecronache, dalla ricerca ossessiva della polemica, dalle radio che stanno sul pezzo 24 ore e hanno bisogno di alimentare focolai di rivolta. Fino alla tessera del tifoso e il tornello, come se dovessimo entrare a trovare la  passione non più in uno stadio ma in un penitenziario. Un tempo sarebbe stato possibile svegliarsi, aprire la finestra e decidere se andare allo stadio. Oggi non è più possibile. Il mio modo di vivere la passione vuole mantenere le prerogative di un calcio senza tornelli. Più scanzonato di quello dove il tifoso non frequenta più la propria passione in maniera sana, un mondo dove è protagonista solo il calcio giocato e non soprattutto il suo contorno, dove si tende a difendere solo le proprie idee costi quel che costi. Difendere il suo marchio e non più la sua passione. Per questo motivo il mio modo di seguire il calcio è sempre molto informale, il figurativo che c’è nel calcio racconta una realtà che non mi piace, uso la fantasia per cercare di farne un mondo migliore, come quando facevo il chierichetto e bevevo di nascosto il vin santo dall’ampollina del prete. Se fossi stato in un era tecnologicamente adeguata avrei regalato alla mia migliore amica dalla poppe grandi un orsacchiotto di peluche con due videocamere al posto degli occhi. Ricordo una volta che la figlia più piccola della Tosella, un’amichetta di Tommaso, voleva tanto fare una festa a tema su Cenerentola. Anche quella volta usai la fantasia per dipingere un mondo migliore, organizzai la festa per fare felici i bambini. La Rita non c’era perché aveva accompagnato i genitori in vacanza, così all’amichetta di Tommaso le suggerii di chiamare anche altre sue amiche. Per far si che la festa riuscisse bene e che tutte si fossero sentite delle vere Cenerentole le costrinsi a pulire la casa. Loro furono contente, e quando tornò la Rita la casa era a posto. Così sono io, ed è così che intendo la vita, la passione per la Fiorentina, Diladdarno, la donna ideale. Che poi è più che altro una sorta di creatura mitologica, e quella che preferisco è le donna felice nelle pubblicità degli assorbenti.