Oggi provo a fare un parallelo ardito tra il modello di bellezza femminile e il modello di giocatore maschile che negli anni sono stati stravolti. Tra gli anni ‘80 e i primi anni ‘90 la modella ha il volto della Schiffer, della Crawford e della Macpherson. Più denti che anima. Il calcio ci regala Antognoni, Maradona e Zico. Più anima che studenti (nel senso che si sono lasciati preferire per le giocate piuttosto che per le interviste). Successivamente i modelli di bellezza femminile sono cambiati, è arrivata Kate Moss, presa d’aria tra i denti, aria che filtra e che le regala quell’aria di una sempre strafatta, come Maradona che invece l'aria la tirava dal naso. Apparsa lei, anche nel calcio si ribaltano i canoni dell’estetica, arriva Edmundo che non aveva finestre tra i denti, ma ce lo ricordiamo tutti con una ciste sulla fronte che gli procurò un bozzo gigantesco tanto da farlo sembrare un dugongo. Hidetoshi Nakata ha invece usato il calcio ai fini commerciali, un pupazzo, un cavallo di Troia in mano al suo governo per fare in modo che in Italia venisse imposta la moda del sushi (oggi per colpa sua è più facile trovare del sushi in un distributore automatico che un panino con la mortadella sotto casa). Mentre Giuseppe Bergomi fu invece l’ultimo esempio di una generazione ancorata ai tratti di mascolinità più boschiva grazie al suo sopracciglio senza interruzione di continuità, rigoglioso come in quegli anni lo erano anche le passere. Nel 2000 arrivano le anti fotomodelle, parte la controtendenza anarchica. Piercing, capelli sconvolti, tatuaggi, qua e là si cominciano a imporre i volti da suicidio. Anche negli stadi i tifosi tenteranno il gesto estremo dopo aver visto fallacci come quello di Taribo West su Kancel’skis, e del nigeriano rimane celebre soprattutto il diverbio con Lippi: “Dio mi ha detto che devo giocare” “strano, a me non ha detto niente”. Un altro anti calciatore fu Il nostro Portillo che non disse nemmeno le cazzate di Taribo West, come Gourcuff che sarebbe dovuto essere l’erede di Zidane e invece la verità era già scritta nella rima con bluff. Oggi è tempo delle alternative models, e grazie alla vetrina da social, e al fatto che ormai ci siano più fotografi in rete che operai a lavorare nei cantieri della tramvia, le prime vere alternative models sono state imitate da qualsiasi cesso abbia voglia di mostrarsi. In campo si affacciano le creste di Nainggolan e Hamsik, i tatuaggi di Mexes, il taglio improponibile di Vidal, e i Teletubbies raffigurati sul braccio di De Rossi. Le alternative models ci scassano la minchia, sono fiere del loro metro e cinquanta, dei tatuaggi e delle tette cedenti e non rifatte, allora perché tutti i giorni commentare su quanto non serva essere perfette e finte come invece le grandi fiche. Poi si aiutano con le citazioni di Oscar Wilde, Baudelaire, Nietzsche, Platone, De Carlo. Nella vita potevano fare della maieutica o della ragion pura se avessero voluto filosofeggiare in pubblico. E invece hanno scelto di fare la dirty model, allora fatelo ma senza fare passare le poppe poggiate sul frullatore come il modo di comunicare al mondo la profondità di spirito, anzi una certa centrifuga morale. Nel calcio dei giorni nostri il concentrato massimo dell’esasperazione del peggio è tutto concentrato in Antonio Cassano che mi sta sulle palle come i bugiardini che non si piegano mai più come li hai trovati.