Ancora più bella perché sudata fradicia è arrivata la prima vittoria targata Kurtic. Una partita tignosa, scivolosa, culosa, ma la sapete una cosa? Una partita non in versi ma in prosa. Non c’è poesia in un match che tira diritto verso la vittoria senza le norme metriche presenti nel pareggio interno con il Genoa. Un racconto d’azione che scivola via tutto d’un fiato, un po’ come Alonso, una storia a lieto fine nella quale dobbiamo rendere onore all’Atalanta che meritava di più. Proprio come noi contro il Genoa dove c’è stata troppa ricerca poetica del verso di non andare mai in gol. Meglio che a recriminare barra bestemmiare siano loro oggi, anche se a noi manca un rigore evidente. Seconda vittoria consecutiva dopo quella in Europa, con un grazie a Neto nei titoli di coda, fenomenale su un intervento di piede e per un’altra parata decisiva nel primo tempo, e grazie anche al primo gol in serie A dello sloveno buono. A parte la battuta a me è piaciuto anche Ilicic dodderellone, bene Aquilani, ma il meglio di tutti è stato Mati Fernandez. Sorprendente davvero il suo rientro. Intanto per chi non ama troppo Montella si potrebbero aprire degli interessanti spiragli in direzione Benitez che potrebbe essere preso a calci in culo da De Laurentis dopo la seconda sconfitta consecutiva in campionato. Qualche carenza la si è vista nella fase difensiva di Pasqual e di Alonso, difficoltà a recuperare la posizione e anche molte volte l’avversario in fuga dalla loro parte, circostanze tipiche nelle quali a Firenze si coniano espressioni come “di due non se ne fa uno”. Difficoltà che a Firenze esiste anche da parte di Nardella che non è un sindaco terzino, nel cercare di recuperare le chiavi della città consegnate maldestramente a Prandelli. Se ce la facciamo a riprendergliele, quando poi i turchi lo rincorreranno e lui s’infilerà nell’imbuto di Piazza Pier Vettori, lo lasceremo fuori da Porta San Frediano. Gomez più panzanella che panzer, forse anche più panzerotto, mentre Don Matteo tradisce la sua fede Viola e vara lo sblocca Gomez. Il tedesco sfoga tutta la sua rabbia tra le mura amiche, e infatti la donna delle pulizie scopre una discarica abusiva in salotto di bordi del pancarré che Marione toglie nervosamente da tutti i suoi toast. Più in generale Roma e Juve mantengono le promesse come una Porsche 964 del 90, le altre in lotta per la Champion o per l’Europa League hanno tutte le loro belle difficoltà. Napoli in testa che batte in testa come una Lada Niva. Mercoledì con il Sassuolo e domenica contro il Toro abbiamo la possibilità di aggiustare la classifica e magari di rilanciare anche Gomez che in mancanza di Rossi diventa giocatore indispensabile, strategico, stragicomico. Se non riuscirà a sbloccarsi gli auguriamo di decidere almeno quale sugo preferire tra quello di cinghiale e quello di lepre che così tanto lo stressa in questo periodo. In questa bella giornata di festa mi rimane impressa la gioia dei tifosi Viola a Bergamo che festeggiano con i giocatori sotto il loro settore, ma è proprio in momenti di gioia come questi che voglio salvare anche un'espressione uguale e contraria, quella triste di un Gomez inquadrato qua e là durante tutta la gara, spaesato, incredulo, la salvo perché quella è una tristezza democratica che accomuna il campione a tutti noi. Mi ricorda quella dei tanti padri ai concerti degli One Direction. Povera gente non in crisi per mancanza di gol, ma con il terrore di castrare l’adolescenza di figlie tredicenni. Si, perché ce le devi portare al concerto della boy band per evitare un blocco psicologico e il conseguente salasso economico per lo psicologo. E così con gli occhi tristi alla Gomez, tra creauturine urlanti e piangenti, ti accorgi che questo non è un paese per vecchi.