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giovedì 4 settembre 2014

L'arcuata parabola che scavalcò la sfiga

Ieri c’è stato un grande fermento intellettuale, favorito dal lievito madre che in quanto tale ha il seno notoriamente carico di latte, e così si chiude il cerchio. Anche se c’è stato chi ha avuto da ridire sul terzo distributore madre. Sono sempre stato una persona dal carattere mite, se uno mi fa un torto, un dispetto o ha da ridire su certe scelte aziendali, cerco sempre il modo di dimenticarmene. Non sono un tipo vendicativo, molto spesso, in estate, passo la notte insonne cercando di pungere le zanzare con uno spillo. Oggi, a chi ha avuto da ridire sulle mie scelte nella giungla intricata degli erogatori automatici, dopo aver passato ore a selezionare con estrema attenzione ogni più piccolo dettaglio, dalla grandezza dell’areola, al suo colore, tutto ciò insomma che riguarda quell’area circolare così altamente pigmentata che circonda il mio chiodo fisso, rispondo porgendo l’altra guancia, l’altra faccia cioè della distribuzione automatica, il distributore concettuale. Pepito intanto è partito per il Colorado, l’unico paese al mondo dove è impossibile fare l’artroscopia in bianco e nero, un’ombra quindi dopo un mercato a mio avviso molto positivo. Cosi ricominciamo a parlare di Fiorentina. Se il ginocchio di Giuseppe Rossi regge al raggae imposto dal ritmo del calcio moderno, lotteremo per il Terzo, altrimenti sarà lotta per la Champion. Abbondanza e qualità per Montella, alternative in ogni ruolo. Giù la maschera, parrucche finte e nasi da pagliaccio, e via tutti gli alibi per una stagione che dovrà dare conferme importanti anche sulle qualità del Mister. La mia valutazione è come dicevo molto positiva sulle operazioni in entrata, poi c’è l’altra faccia del mercato, quella degli esuberi e quella un po’ a bischero e scontenta di Alberto Aquilani, che non sembra così vicino al rinnovo come invece era sembrato in estate. Il giocatore pare non aver gradito troppo la proposta di allungamento del contratto con relativa decurtazione. Sono quindi un paio i cipressi che proiettano le loro lunghe ombre sulla serenità della nostra passione, Rossi e Aquilani. Due che essendo una coppia però, non riescono a diventare quei lunghi viali che in Toscana ci accompagnano fino in fondo al cimitero della speranza. E quindi dopo aver curato con successo la nostalgia per il Ciao, il succo di frutta Billy all’arancia, i Blockbuster, le schede telefoniche, e il formaggino Susanna, è arrivato il momento di superare anche la nostalgia per uno scudetto, proprio passando in mezzo a quei due cipressi. Al fato non si comanda ma al destino si, e nonostante i due termini siano usati in modo intercambiabile, il fato e il destino sono due concetti distinti. Il fato è un potere o un agente che predetermina e ordina il corso degli avvenimenti, e che aggiunge ad essi un’aurea di sortilegio e di oscurità (vedi Pepito Rossi). Gli eventi sono ordinati o “pre-decisi” e sono messi in opera da una forza o intelligenza che ci trascende, che agisce su di noi, spesso per il peggio. Il destino non ha alcuna delle connotazioni negative del fato. Il destino ha la stessa radice di “destinazione”: destinare, dirigere qualcosa verso una data meta (Terzo scudetto). Senza una voluta partecipazione del soggetto non c’è destino. (io per chiudere l’editoriale di oggi ho scelto il soggetto più adatto). Il destino non può essere costretto ad agire su qualcuno; se si viene costretti dalle circostanze, allora si tratta di fato. E quindi ho già in mente il finale, il vissero felici e contenti, con la firma del nostro giovane ragazzo di bottega, in un’apoteosi di passione, poesia e romanticismo. A Firenze, sotto la curva Fiesole, una parabola arcuata che scavalca il portiere e consegna il Terzo alla Fiorentina. Una morbida curva autoportante che subito dopo diventerà la nuova Cupola del Bernardeschi.