Non potevo non ricordarla, perché l’ho tanto amata da piccolo e continuo a farlo anche oggi, mentre per mia sorella come per tutte le femmine era un giorno che finiva in lacrime. Ce la rifacevamo con loro e così bastava che la loro bellissima lanternina colorata venisse colpita da un pallino di stucco, per dimostrare la teoria che quella dei maschi aveva una vita più longeva. Eravamo piccoli cecchini armati di cerbottane che facevano la gioia del mesticatore di via de’ Serragli, la mia era il tubo in alluminio di un lampadario, ci divertivamo come matti nel tiro a segno di quelle splendide rificolone. Il Bambi che è sempre stato un esagerato non solo con le droghe, ricordo che non si limitava a colpire le rificolone, per lui il bersaglio era allargato anche a chi le portava in giro. Si sarebbero poi vendicate aspettandoci dietro l’angolo dell’adolescenza. E allora giù seghe. La festa della Rificolona del 7 settembre è un appuntamento immancabile per tutti noi fiorentini, la ricorrenza che scandisce l’arrivo dell’autunno, che per me come allora rimane un momento di spensieratezza, oggi la festeggio e l’apprezzo in altro modo. Una spensieratezza un po’ più torbida. Ma la festeggio sempre come ho fatto anche ieri. Le sue origini risalgono a prima dell'800, quando i contadini scendevano in città per festeggiare la natività della Madonna in Santissima Annunziata, e vendere i loro prodotti agricoli sotto il loggiato. Come oggi succede quando andiamo a Gardaland per cercare di scansare le file, così per assicurarsi una postazione vantaggiosa alla fiera, partivano dalle loro abitazioni in piena notte, utilizzando delle lanterne appese in cima a dei bastoni, per illuminare il cammino. Il termine “rifiholona” sembra derivi infatti da fierucola, ovvero una fiera di scarsa rilevanza. In base ad altre interpretazioni, la parola avrebbe a che fare con lo spirito goliardico e canzonatorio tipico di quelle fave che siamo noi fiorentini. Le contadine che giungevano in città avevano spesso un aspetto goffo e trasandato, e questo naturalmente era motivo di scherno da parte dei cittadini di Firenze, che usavano appellarle come “fierucolone”. La desinenza colone o culone, unita al prefisso “fiera”, divenne così un modo per riferirsi a queste donne trasandate e dai floridi posteriori. L’espressione, poi evolutasi nel tempo in rificolona, andava così a indicare una persona giunonica e sempliciotta. Per questo l’amo ancora, un tempo mi ci perdevo dietro per spararci lo stucco, oggi a quei giunonici didietro sparo le mie ultime cartucce.