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domenica 16 giugno 2013

Storie di un blogger

Giornata quella di ieri contraddistinta dal tre a zero dei Bianchi sui Rossi in Santa Croce, dal gol di Borini che porta gli Azzurrini in finale europea di categoria, e dal gran gol di Neymar per la vittoria brasiliana all’esordio della Confederation Cup. Oggi invece c’è l’esordio dell’Italia di Prandelli, ma anche orecchie sempre dritte per ogni possibile notizia in arrivo dal mercato Viola, e allora per stemperare l’attesa vi racconto tre storie vere, momenti di vita vissuta di un blogger. Voglio fare proprio come fa il Guetta, tale e quale, e anche senza berciare voglio darvi in pasto la mai vita per stemperare un po’ la matita, in attesa cioè di farselo a punta dalle seghe dopo che la Juventus ci avrà finalmente dato Manolo Gabbiadini come resto.


La sveglia improvvisamente rauca, e non era la solita scusa, oppure la voce di Ciotti che rantolava un classico dell’afonia come “ Non è una scusa Ameri, non è una scusa Ameri” La sveglia purtroppo aveva preferito le Duracell alle Halls Mentoliptus. E così io avevo fatto tardi, in più c’era Il traffico di Palermo. Una piaga. Tanto che quel viaggio aveva preso proprio una brutta piaga. Ma quanto costano le banane a Palermo? Lo avevo pensato tra gli spari di una città difficile. Certamente erano costate più del volo della Ryan Air che avevo comprato on line tra un post di Ludwigzaller su Prandelli e un altro di Ludwigzaller su Prandelli. "Hai fatto all'amore? No! Mmmmm." Era stato questo il breve dialogo avuto con l'impiegato della compagnia aerea che si chiamava Lillo come avevo potuto leggere sul suo cartellino prima che chiudesse il gate.  Alla fine però ce la feci a pelo e lo presi al volo.

C'era stata subito attrazione, e dal reparto surgelati della Conad da dove ci eravamo attratti, in un attimo ci ritrovammo a letto. Eravamo a Fiume anche se il materasso era duro, tanto che poteva sembrare anche più duro del letto di un fiume. Ma quando mi spogliai lei non riuscì a trattenere una sonora risata. Mi si ghiacciò il sangue come la Moretti prima di Italia-Haiti, o come dopo ogni intervista di Prandelli. Mi disse che l'avevo fatta ridere per la foga con cui avevo fatto volare in aria i vestiti. Gli avevo ricordato la stessa foga di un suo ex di quando aveva voluto pagare il canone Rai molto prima della scadenza. Mi sembrò solo una scusa. Ma lei prese dal frigo quel pesce proprio per ribadirlo. Volle sgombrare ogni possibile dubbio.


L'arte mi è sempre piaciuta, ho studiato, l'ho imparata, mi rimane solo il cruccio di non averla messa da parte come invece aveva cercato d'insegnarmi il povero babbo che faceva l’agente segreto. Il ricettatore per l’esattezza. O meglio, ci avevo provato, ma quando tentai di staccarla dalla parete suonò l'allarme e presi 18 mesi senza la condizionale che mi ero già giocato per un quadro del Marma che raffigurava Piazza Santo Spirito. L'avvocato che nel frattempo aveva sostituito il babbo come saggio di famiglia, mi consigliò di impararla e basta senza cercare più di metterla da parte. Quel giorno in quel museo mi sentivo bene, avevo le idee chiare attirato da quel quadro sullo sfondo. Poi però avvicinandomi successe qualcosa e mi s'appannò la vista, mi cominciarono a sudare le mani e non avevo con me il deodorante e nemmeno l’Amuchina, mi girava tutto. Caddi. L'operatore museale avanzò verso di me zoppicando come il Dr. House, e come lui fece una diagnosi secca. Sindrome di Stendhal. Cercai di spiegargli che non era possibile perché quel quadro che avevo davanti mi faceva cacare. Che non l'avrei mai messo da parte nemmeno se me l'avesse chiesto il povero babbo, gli dissi invece che ero rimasto impressionato dalla sua collega sulla porta. La sua severità e somiglianza impressionante mi aveva ricordato la secondina che per 18 mesi mi aveva infastidito sessualmente usando il manganello in maniera impropria.