Giornata
quella di ieri contraddistinta dal tre a zero dei Bianchi sui Rossi in
Santa Croce, dal gol di Borini che porta gli Azzurrini in finale europea
di categoria, e dal gran gol di Neymar per la vittoria brasiliana
all’esordio della Confederation Cup. Oggi invece c’è l’esordio
dell’Italia di Prandelli, ma anche orecchie sempre dritte per ogni possibile notizia in
arrivo dal mercato Viola, e allora per stemperare l’attesa vi racconto
tre storie vere, momenti di vita vissuta di un blogger. Voglio fare
proprio come fa il Guetta, tale e quale, e anche senza berciare voglio
darvi in pasto la mai vita per stemperare un po’ la matita, in attesa
cioè di farselo a punta dalle seghe dopo che la Juventus ci avrà finalmente dato
Manolo Gabbiadini come resto.
La
sveglia improvvisamente rauca, e non era la solita scusa, oppure la
voce di Ciotti che rantolava un classico dell’afonia come “ Non è una
scusa Ameri, non è una scusa Ameri” La sveglia purtroppo aveva preferito
le Duracell alle Halls Mentoliptus. E così io avevo fatto tardi, in più
c’era Il traffico di Palermo. Una piaga. Tanto che quel viaggio aveva
preso proprio una brutta piaga. Ma quanto costano le banane a Palermo?
Lo avevo pensato tra gli spari di una città difficile. Certamente erano
costate più del volo della Ryan Air che avevo comprato on line tra un
post di Ludwigzaller su Prandelli e un altro di Ludwigzaller su
Prandelli. "Hai fatto all'amore? No! Mmmmm." Era stato questo il breve
dialogo avuto con l'impiegato della compagnia aerea che si chiamava
Lillo come avevo potuto leggere sul suo cartellino prima che chiudesse
il gate. Alla fine però ce la feci a pelo e lo presi al volo.
C'era
stata subito attrazione, e dal reparto surgelati della Conad da dove ci
eravamo attratti, in un attimo ci ritrovammo a letto. Eravamo a Fiume
anche se il materasso era duro, tanto che poteva sembrare anche più duro
del letto di un fiume. Ma quando mi spogliai lei non riuscì a
trattenere una sonora risata. Mi si ghiacciò il sangue come la Moretti
prima di Italia-Haiti, o come dopo ogni intervista di Prandelli. Mi
disse che l'avevo fatta ridere per la foga con cui avevo fatto volare in
aria i vestiti. Gli avevo ricordato la stessa foga di un suo ex di
quando aveva voluto pagare il canone Rai molto prima della scadenza. Mi
sembrò solo una scusa. Ma lei prese dal frigo quel pesce proprio per
ribadirlo. Volle sgombrare ogni possibile dubbio.
L'arte
mi è sempre piaciuta, ho studiato, l'ho imparata, mi rimane solo il
cruccio di non averla messa da parte come invece aveva cercato
d'insegnarmi il povero babbo che faceva l’agente segreto. Il ricettatore
per l’esattezza. O meglio, ci avevo provato, ma quando tentai di
staccarla dalla parete suonò l'allarme e presi 18 mesi senza la
condizionale che mi ero già giocato per un quadro del Marma che
raffigurava Piazza Santo Spirito. L'avvocato che nel frattempo aveva
sostituito il babbo come saggio di famiglia, mi consigliò di impararla e
basta senza cercare più di metterla da parte. Quel giorno in quel museo
mi sentivo bene, avevo le idee chiare attirato da quel quadro sullo
sfondo. Poi però avvicinandomi successe qualcosa e mi s'appannò la
vista, mi cominciarono a sudare le mani e non avevo con me il deodorante
e nemmeno l’Amuchina, mi girava tutto. Caddi. L'operatore museale
avanzò verso di me zoppicando come il Dr. House, e come lui fece una
diagnosi secca. Sindrome di Stendhal. Cercai di spiegargli che non era
possibile perché quel quadro che avevo davanti mi faceva cacare. Che non
l'avrei mai messo da parte nemmeno se me l'avesse chiesto il povero
babbo, gli dissi invece che ero rimasto impressionato dalla sua collega
sulla porta. La sua severità e somiglianza impressionante mi aveva
ricordato la secondina che per 18 mesi mi aveva infastidito sessualmente
usando il manganello in maniera impropria.