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mercoledì 19 giugno 2013

Boccucce di rosa

C’è chi fa boccuccia se si comprano troppo giovani perché coi giovani non si vincerà mai niente, bisogna frugarsi, Firenze non è Lecce, poi i giovani sono maleducati, non salutano e mangiano troppi troiai come la Nutella, ma c’è anche chi fa boccuccia quando invece si comprano troppo vecchi perché “un so’ boni nemmeno per farci i’ brodo”, e veniamo nello specifico agli acquisti di Munua e a quello ventilato di Ambrosini. C’è poi chi sembra fare boccuccia, quella parte di tifosi che sulla carta d’identità hanno determinati segni particolari, e se vai a vedere oltre a quel setto nasale si potrà facilmente notare che invece  il mix tra giovani e vecchi sembra essere quello giusto, a questi perdoniamo quell’espressione a culo di gallina considerando che appunto non fanno boccuccia volontariamente ma prendiamo atto che hanno proprio la faccia a culo di suo. Segni particolari visi di bischero, di quelli per intendersi che per essere ridicoli non importa nemmeno mettersi le parrucche e i nasi finti, quelli tanto per capirsi che pendevano dalle labbra di Pallavicino che intanto gli usava come marionette per muoverli contro la società, oggi a questi è rimasta un’espressione indefinita sul volto, non più la rabbia per una mortificante pontellizzazione ma neanche quel bel viso disteso che ci si sarebbe aspettati dopo aver scoperto che c’erano programmi seri dietro a quel riassetto, è rimasto invece un mezzo ghigno, quasi una paresi a testimonianza indelebile degli abbagli presi. C’è sempre stato in città chi ha deciso di rimanere a metà del guado, là dove il guamo ristagna, alla ricerca di qualche polemicuzza smencia come suo habitat naturale. C’è sempre stato chi la vuole calda e chi la vuole fredda, Diego Della Valle che ormai li conosce bene i suoi polli e che è uomo navigato, per non sapere ne leggere e ne scrivere ha comprato la villa a Miami proprio perché invece la vuole temperata tutto l’anno, e intanto mentre si freme per Gomez ci siamo dimenticati che è stato già acquistato quel fenomeno di Pepito Rossi, che Vecino e Wolski si sono già ambientati, che Alonso, Yakovenko e il portiere uruguaiano hanno notevolmente arricchito di soluzioni il disegno tattico montelliano, insomma, che tra il dire e il fare siamo già molto più forti dello scorso anno. E poi c’è tanta fiducia per la risoluzione di quelli che sono invece i casi più spinosi, per le comproprietà, per il rinnovo di Ljajic, per le paturnie di Pizarro e la soppressione dello zio deficiente, ma soprattutto per la cessione di Jovetic, casi spinosi dentro però a un magnifico roseto, Macia e Pradè meglio dei giardinieri di Boboli, Gomez se non proprio meglio del cigno di Utrecht almeno meglio di quello scolpito da Andrea Ferrucci sormontato da un Amorino e conservato nella Fontana del carciofo in Boboli, che sta lì proprio a significare che il giocatore non è un carciofo ma qualcosa più di un semplice amorino estivo. La Fiorentina è ormai un bel primo piano del calcio italiano, un primo piano che esprime si anche qualche boccuccia, ma che tra i rovi di una tifoseria ancora un po’ selvatica esprime anche la bellezza di una grande rosa, in questo caso di una bella rosa Scarletta.