C’è
chi fa boccuccia se si comprano troppo giovani perché coi giovani non
si vincerà mai niente, bisogna frugarsi, Firenze non è Lecce, poi i
giovani sono maleducati, non salutano e mangiano troppi troiai come la
Nutella, ma c’è anche chi fa boccuccia quando invece si comprano troppo
vecchi perché “un so’ boni nemmeno per farci i’ brodo”, e veniamo nello
specifico agli acquisti di Munua e a quello ventilato di Ambrosini. C’è
poi chi sembra fare boccuccia, quella parte di tifosi che sulla carta
d’identità hanno determinati segni particolari, e se vai a vedere oltre a
quel setto nasale si potrà facilmente notare che invece il mix tra
giovani e vecchi sembra essere quello giusto, a questi perdoniamo
quell’espressione a culo di gallina considerando che appunto non fanno
boccuccia volontariamente ma prendiamo atto che hanno proprio la faccia a
culo di suo. Segni particolari visi di bischero, di quelli per
intendersi che per essere ridicoli non importa nemmeno mettersi le
parrucche e i nasi finti, quelli tanto per capirsi che pendevano dalle
labbra di Pallavicino che intanto gli usava come marionette per muoverli
contro la società, oggi a questi è rimasta un’espressione indefinita
sul volto, non più la rabbia per una mortificante pontellizzazione ma
neanche quel bel viso disteso che ci si sarebbe aspettati dopo aver
scoperto che c’erano programmi seri dietro a quel riassetto, è rimasto
invece un mezzo ghigno, quasi una paresi a testimonianza indelebile
degli abbagli presi. C’è sempre stato in città chi ha deciso di rimanere
a metà del guado, là dove il guamo ristagna, alla ricerca di qualche
polemicuzza smencia come suo habitat naturale. C’è sempre stato chi la
vuole calda e chi la vuole fredda, Diego Della Valle che ormai li
conosce bene i suoi polli e che è uomo navigato, per non sapere ne leggere e ne scrivere ha
comprato la villa a Miami proprio perché invece la vuole temperata tutto
l’anno, e intanto mentre si freme per Gomez ci siamo dimenticati che è
stato già acquistato quel fenomeno di Pepito Rossi, che Vecino e Wolski
si sono già ambientati, che Alonso, Yakovenko e il portiere uruguaiano
hanno notevolmente arricchito di soluzioni il disegno tattico
montelliano,
insomma, che tra il dire e il fare siamo già molto più
forti dello scorso anno. E poi c’è tanta fiducia per la risoluzione di
quelli che sono invece i casi più spinosi, per le comproprietà, per il
rinnovo di Ljajic, per le paturnie di Pizarro e la soppressione dello
zio deficiente, ma soprattutto per la cessione di Jovetic, casi spinosi
dentro però a un magnifico roseto, Macia e Pradè meglio dei giardinieri
di Boboli, Gomez se non proprio meglio del cigno di Utrecht almeno
meglio di quello scolpito da Andrea Ferrucci sormontato da un Amorino e
conservato nella Fontana del carciofo in Boboli, che sta lì proprio a
significare che il giocatore non è un carciofo ma qualcosa più di un
semplice amorino estivo. La Fiorentina è ormai un bel primo piano del
calcio italiano, un primo piano che esprime si anche qualche boccuccia,
ma che tra i rovi di una tifoseria ancora un po’ selvatica esprime anche
la bellezza di una grande rosa, in questo caso di una bella rosa
Scarletta.
