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mercoledì 26 giugno 2013

Criscitiello te!

Fanno a gara per dettare il mercato alla Fiorentina, magheggi strani intorno all’operazione Jovetic, ridicoli suggeritori di contropartite, credibili come le meteorine di Emilio Fede, figuriamoci poi se a cercare d’indirizzare le operazioni Viola è la versione maschile di Wanna Marchi, concentrato com’è a sottolineare di essere sempre il primo ad averle dette, come se avere la precedenza a dire le stronzate fosse una qualità e non invece semplicemente il fatto di provenire da destra, e lo fa oltretutto con un fastidioso rimbombo dovuto alla conformazione della scatola cranica vuota che ricorda molto l’acustica della grotta tipica dove gli uomini preistorici andavano a pisciare, da qua nasce l’espressione “pisciargli in capo”, insomma, a Sporchitalia c’è gente pelosa e ancora poco evoluta, e alcuni quel poco di sviluppo cerebrale ce l’hanno persino leso come il “Crisci”, infatti nessuno può dirglielo perché sennò sarebbe lesa maestà. “Fischia il vento urla la bufera ci fosse una volta che il “Crisci” ne dice una vera”, canticchia Pradé, “Fuori piove e tira vento che cazzo dice con quell’accento” è il pensiero a voce alta di Macia. Amnesty International intanto inscena una protesta in strada davanti agli studi televisivi perché sostiene che l’uomo delle panzane di mercato è un uomo ridotto in schiavitù da un testimone di Geova, si, perché Marotta è persona abituata a farsi sbattere tutte le porte in faccia. Questa è la storia di un sannita che negli studi televisivi si circonda di piante convinto che abbiano un ottimo senso dell’humus, uno studio nel quale oltre alle piante c’è veramente di tutto tranne la credibilità, e Criscitiello non si vergogna proprio mai, di niente, mentre come diceva Jean Cocteau gli specchi dovrebbero riflettere un po’ di più prima di rispedire indietro certe immagini. E’ convinto che tutti credono a quello che dice, è sicuro di essere un ganzo e fa a gara con Bonolis per chi parla più veloce, è talmente convinto di se stesso che il buon Pedullà spesso gli ripete di non lasciare che il suo status diventi troppo quo, perché sennò Qui e Qua alla fine lo sputtanano chiamandolo zio davanti al logopedista di famiglia. II sannita fa comunque tenerezza quando parla della sua terra alla quale è molto attaccato, si emoziona pensando ai luoghi da dove è partita la sua leggenda, così tanto emozionato che ha raccontato a Scarpini di Inter Channel che da quando ha conosciuto il successo e si è potuto permettere i primi lussi si è comprato una cartina della Campania in scala 1 a 1, ha confessato di aver trascorso l’ultimo week end a ripiegarla, e quando la gente lo ferma per strada e gli chiede oltre all’autografo anche dove sia nato lui gli risponde in “E6”. Insomma quel fenomeno da baraccone da quando ha conosciuto il successo si fa compilare direttamente la Volvo 740, si è comprato la barca e quando spiega le vele al vento sostiene che il vento non capisce un cazzo come Civoli. Oggi lo vediamo sorridente ma sappiamo che ha dovuto fare un lavoro doloroso per uscire parzialmente fuori da un passato difficile, non ha passato una bella infanzia, no, e ha scelto di farlo scrivere nella sua biografia a Francesco Salvi, dalla quale si capisce il perché oggi sia un uomo parzialmente scremato “Non ho mai avuto molti rapporti con mio papa': lui preferiva le donne...Pero' mi voleva bene. Quando voleva parlarmi mi diceva sempre: "Ascolta,cretino!".  Non ho mai capito perché mi chiamava "Ascolta".  Ma quando si hanno tanti figli non si può dar retta a tutti.  Meno male che sia io sia i miei fratelli siamo tutti figli unici: nel loro genere.  Ci chiamiamo tutti, Lino, Gino, Pino, Rino, Vino, Sino, Zino, Bino, Cino, Rino secondo estratto, Dino, Fino, Chino (questi ultimi due gay), Tino e io che in realtà sarei l’unico ad avere un nome composto, mi chiamerei Mino ma Rato non finiva per Ino e allora alla fine ho scelto Michele”. Poi, e finisco, estraggo dalla sua biografia fresca di stampa le parole usate da quella che oggi è l’ex moglie, parole che spiegavano il motivo per il quale lo stava lasciando “tu non sei una balena Michele, io è quello che cerco da un uomo, che abbia una lingua lunga due metri e che respiri da un buco sopra la testa”.