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giovedì 27 giugno 2013

Come ti ripopolo San Frediano

In attesa del rilascio di Brovarone tenuto in ostaggio sotto al parterre di Curva Fiesole, dopo aver rinnovato l’abbonamento e la promessa di liberarlo solo all’annuncio dell’acquisto di Gomez, in attesa che Criscitiello abbia definitivamente azzerato il valore di Jovetic e ci mandi una cartella di Equitalia + la metà di Marrone, vi racconto alcuni momenti salienti della mia vita, sprazzi, spruzzi o come direbbe Giorgia “gocce di memoria”. La sala da ballo era così affollata che la donna, quando svenne, dovette fare ancora tre lenti prima di cadere, è così che ho conosciuto la Rita, svenuta davanti all’arroganza di tutta quella mia bellezza latina, poi con gli anni, quando i ricordi si appannano un po’, ha cominciato a raccontare alle sue amiche che fu l’alito a farla svenire. Oggi ci gioca anche un po’ su quella sua certa svagatezza, su quei ricordi sfuocati, fa la smemorata per vezzo facendo finta che non sia stata la mia bellezza a farla innamorare, ma solo la mia intelligenza condita con un po’ di cipolla della panzanella, e racconta a tale proposito di quando durante il corso prematrimoniale fui invitato a leggere il Nuovo Testamento e risposi stupito “Perché, sono compreso tra gli eredi? E’ sempre rimasta affascinata dalla mia profondità di pensiero, idee e concetti che ho sempre tenuto al fresco del mio pozzo artesiano, e questo me lo riconosce anche troppo spesso e davanti alle sue amiche facendomi diventare rosso, amiche che grazie a quei suoi racconti un po’ romanzati sono tutte innamorate di me, mi capita spesso di sentirle che la pregano di raccontare quando discutevamo per nottate intere sulla scoperta dell’America, un argomento che ci ha sempre affascinato e uniti perché lei sosteneva che fosse stato Cristoforo Colombo il più felice a vedere degli alberi dopo tanto navigare mentre io sostenevo che il più felice fosse stato il suo cane. E poi quella sua anima ambientalista che ho saputo assecondare anche nel vestire avendo la sensibilità di usare solo fibre naturali come quelle di Lino, mentre quelle di Gino sono sempre state sintetiche. Ricordo ore ed ore a parlare del mare che è una delle sue grandi passioni, a discutere di come risolvere il problema dell’inquinamento, me lo ricordo bene perché abbiamo litigato poche volte ma quella volta fui troppo duro e la ferii quando lei mi chiese “Cosa ne pensi del mare pieno di chiazze di catrame?” e io gli risposi che era così perché non lo avevano ancora finito, ma di stare tranquilla perché una volta finito di asfartarlo ci avrebbe permesso di andare a Cagliari direttamente in macchina. Ha sempre avuto il senso della famiglia, anche quello dell’economia fino a sfiorare la genialità, tanto che aveva fatto suo un pensiero di Ettore Petrolini sul nome da dare a nostro figlio Tommaso che lei avrebbe voluto battezzare Gastone per chiamarlo solo Tone e così risparmiare il gas. E ancora ride quando racconta alle sue amiche di mia nonna, di quando cioè la portai al ristorante Diladdarno in via de’ Serragli perché le piaceva tanto mangiare fuori in quel delizioso giardinetto sul retro, ma quel giorno cominciò a piovere e le ci vollero tre ore per finire il brodo. E alla fine è proprio lei che si è ritrovata a vivere con un brodo, si, con un sognatore che ha riempito la sua terrazza di piante di Buddleja, un arbusto sempre verde che fa i fiori a forma di pannocchia e che è conosciuta per una sua caratteristica precisa, proprio da questa operazione esce fuori tutta la mia anima sognatrice, è così che ho cercato di ripopolare San Frediano, perché la caratteristica di questa pianta con la quale ho riempito la terrazza è quella di attirare creature bellissime, e per questo motivo viene comunemente chiamata l’albero delle farfalle.