In
attesa del rilascio di Brovarone tenuto in ostaggio sotto al parterre
di Curva Fiesole, dopo aver rinnovato l’abbonamento e la promessa di
liberarlo solo all’annuncio dell’acquisto di Gomez, in attesa che
Criscitiello abbia definitivamente azzerato il valore di Jovetic e ci
mandi una cartella di Equitalia + la metà di Marrone, vi racconto alcuni
momenti salienti della mia vita, sprazzi, spruzzi o come direbbe Giorgia
“gocce di memoria”. La sala da ballo era così affollata che la donna,
quando svenne, dovette fare ancora tre lenti prima di cadere, è così che
ho conosciuto la Rita, svenuta davanti all’arroganza di tutta quella
mia bellezza latina, poi con gli anni, quando i ricordi si appannano un
po’, ha cominciato a raccontare alle sue amiche che fu l’alito a farla
svenire. Oggi ci gioca anche un po’ su quella sua certa svagatezza, su
quei ricordi sfuocati, fa la smemorata per vezzo facendo finta che non
sia stata la mia bellezza a farla innamorare, ma solo la mia
intelligenza condita con un po’ di cipolla della panzanella, e racconta a
tale proposito di quando durante il corso prematrimoniale fui invitato a
leggere il Nuovo Testamento e risposi stupito “Perché, sono compreso
tra gli eredi? E’ sempre rimasta affascinata dalla mia profondità di
pensiero, idee e concetti che ho sempre tenuto al fresco del mio pozzo
artesiano, e questo me lo riconosce anche troppo spesso e davanti alle
sue amiche facendomi diventare rosso, amiche che grazie a quei suoi
racconti un po’ romanzati sono tutte innamorate di me, mi capita spesso
di sentirle che la pregano di raccontare quando discutevamo per nottate
intere sulla scoperta dell’America, un argomento che ci ha sempre
affascinato e uniti perché lei sosteneva che fosse stato Cristoforo
Colombo il più felice a vedere degli alberi dopo tanto navigare mentre
io sostenevo che il più felice fosse stato il suo cane. E poi quella sua
anima ambientalista che ho saputo assecondare anche nel vestire avendo
la sensibilità di usare solo fibre naturali come quelle di Lino,
mentre quelle di Gino sono sempre state sintetiche. Ricordo ore ed ore a
parlare del mare che è una delle sue grandi passioni, a discutere di
come risolvere il problema dell’inquinamento, me lo ricordo bene perché
abbiamo litigato poche volte ma quella volta fui troppo duro e la ferii
quando lei mi chiese “Cosa ne pensi del mare pieno di chiazze di
catrame?” e io gli risposi che era così perché non lo avevano ancora
finito, ma di stare tranquilla perché una volta finito di asfartarlo ci
avrebbe permesso di andare a Cagliari direttamente in macchina. Ha
sempre avuto il senso della famiglia, anche quello dell’economia fino a
sfiorare la genialità, tanto che aveva fatto suo un pensiero di Ettore
Petrolini sul nome da dare a nostro figlio Tommaso che lei avrebbe
voluto battezzare Gastone per chiamarlo solo Tone e così risparmiare il
gas. E ancora ride quando racconta alle sue amiche di mia nonna, di
quando cioè la portai al ristorante Diladdarno in via de’ Serragli
perché le piaceva tanto mangiare fuori in quel delizioso giardinetto sul
retro, ma quel giorno cominciò a piovere e le ci vollero tre ore per
finire il brodo. E alla fine è proprio lei che si è ritrovata a vivere
con un brodo, si, con un sognatore che ha riempito la sua terrazza di piante
di Buddleja, un arbusto sempre verde che fa i fiori a forma di
pannocchia e che è conosciuta per una sua caratteristica precisa, proprio da
questa operazione esce fuori tutta la mia anima sognatrice, è così che ho
cercato di ripopolare San Frediano, perché la caratteristica di questa
pianta con la quale ho riempito la terrazza è quella di attirare
creature bellissime, e per questo motivo viene comunemente chiamata
l’albero delle farfalle.