La
partita riassume bene, al suo interno, l’evoluzione della Fiorentina in
questa stagione, dentro alla quale sono abbaglianti le trasformazioni
di Ljajic partite dagli schiaffi di un cerebroleso, il punto più basso
della gestione Della Valle, fino agli odierni nitori di classe
cristallina. Trasformazioni, crescita, miglioramento, progresso, anche
grazie agli innesti forse tardivi o forse saggiamente gestiti di
Compper, di Momo, di Larrondo, del ritorno di Roncaglia dopo un
appannamento fisiologico, e finalmente anche della vittoria di qualche
partita in trasferta. Evoluzione Beatlesiana con qualche difetto di
personalità lontano dalla famiglia, appunto, dove il gioco non è stato
sempre così bello, ma è parso più che altro come una Yoko, un’invadente figura
qualche volta anche di merda. E il motore nucleare della stagione non
poteva provenire che da quel sottomarino giallo dal quale ha già tirato
fuori il periscopio quel Pepito Rossi che fa percorso inverso, una sorta
di orso marsicano che cerca di venire a ripopolare un po’ un campionato
che si svuota di campioni, prossimo Cavani, che perde ranking, e Rossi allora è
manna dal cielo come la consacrazione di Ljajic che probabilmente
contribuirà ad arginare l’emorragia suturando la ferita Jovetic.
Pensiamo solo a un giocatore mediocre come Montolivo che il Milan invece
utilizza per rilanciare il suo progetto, pensiamo alla debacle del
calcio italiano in Europa, e forse è proprio la Fiorentina la più bella
novità, capace pur non frequentando le competizioni europee di mettersi
in luce lo stesso, la vera idea nuova e convincente di un calcio
italiano in crisi devastante. Il duo delle meraviglie intanto dovrà risolvere il tema aperto delle palle alte in area che ancora soffriamo
terribilmente, perché visto che siamo ormai a fine stagione, il
difetto sembra essere proprio strutturale, duo che comunque in quest’ultima parte di
stagione sembra voler rivendicare una campagna acquisti di gennaio non
proprio così negativa. Il secondo tempo di ieri fa bene alla domenica,
molto bene, tanto che oggi mi metterò a fare le lasagne con il pane
guttiau, mangerò
finocchiona profumata come una bella donna, e poi berrò
Orvieto Classico amabile che non c’entra una sega, ma che bello
ghiacciato va giù che è un piacere. Ieri del resto l’avevo pronosticata
la domenica spaparanzata a gufare dopo le due belle pere servite
all’Atalanta su un vassoio d’argento, e per una volta che c’indovino me
la voglio godere, si perché io sono di quelli che quando c’era ancora la
schedina mettevo sempre la vittoria della Fiorentina, e allora grazie a
questa magnifica giornata di primavera, con la speranza di vedere certe
asticelle abbassarsi come le cataratte di chi è già miope di suo, vi
lascio alla vostra domenica a gambe aperte.
