Fiorentina
in trasferta per il gusto di una riscoperta, che non è El Hamdaoui ma
quella di un cult gastronomico mobile, come una certa telefonia. Una
fetta della nostra tradizione stretta stretta dentro a due fette, perché
la trasferta di quando eravamo un po’ più mobili, la Fiorentina cioè di
quando il sedentario che è in noi non si era ancora manifestato in
tutta la sua arroganza, era anche una ghiotta occasione avvolta dentro a
una sciarpa Viola per scartare quel tesoro giallo come l’oro dalla
carta stagnola. Il panino con la frittata. Preparato dalla mamma di buon
ora e mangiato dopo che la frittata aveva fatto chilometri, passato ore
e ore ad imparentarsi con le fette di pane, tanto che pure Rocco
Papaleo lo esalta in un film delizioso e pieno di poesia come
“Basilicata coast to coast”, anche quello un film in trasferta, da una
costa all’altra della regione come per andare a vedere Rui Costa, dove
il panino con la frittata diventa protagonista, perché il panino con la
frittata ha la caratteristica di essere “bello sponsato”, non si capisce
più dove finisce il pane e dove inizia la frittata. E’ questa la magia
di un grande momento di cibo in movimento, un panino nomade che ne
aggiunge un’altra, quella di portarsi dietro il sapore buono della
mamma, perché il panino con la frittata della mamma non si batte. Questo
matrimonio felice non è un semplice assemblaggio di pane e frittata,
perché non basta il pane e frittata per fare il pane e frittata che fa
mia mamma, che se levi il pane e frittata rimane mia mamma. Ed è qui la
vera magia, perché può sempre farne un altro, e sempre diverso, che
magari le viene meglio, o peggio, perché scartare quella stagnola ti
offre sempre una sorpresa, il gusto dell’imprevisto che poi è il sale
della vita, come dice Rocco Papaleo “il pane e frittata senza mia madre è
orfano, senza background, senza memoria, senza cultura, è un panino
che lì per lì magari ti sfama pure, però non ti appassiona, non ti fa
crescere, il panino con la frittata senza mia madre è un panino ripieno
con un vuoto, e alla fine lo senti quel retrogusto di un gusto che non è
il tuo.” Come la partita della Fiorentina a Bergamo senza vittoria,
oggi che sia
mo cresciuti e molto più statici, alla carta stagnola e alla
Coca Cola preferiamo due bei bicchieri di vino e la frutta, magari due
pere, anche se quelle ci son sempre piaciute, due pere come quelle
all’Atalanta servite su un vassoio d’argento dalla Fiorentina ai propri
tifosi in modo da fargli passare una bella domenica a gufare il Milan,
magari a scartare una stagnola piena di risultati favorevoli, per una di
quelle domeniche che potremo definire “belle sponsate”, nelle quali non
sai dove finisce la felicità per la vittoria della Fiorentina e quella
per la sconfitta dl Milan, la mamma di tutte le domeniche, insomma, di
quelle che ti fanno crescere in classifica. L’importante è di non fare
un’altra frittata come a Cagliari.
