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sabato 13 aprile 2013

La stagnola

Fiorentina in trasferta per il gusto di una riscoperta, che non è El Hamdaoui ma quella di un cult gastronomico mobile, come una certa telefonia. Una fetta della nostra tradizione stretta stretta dentro a due fette, perché la trasferta di quando eravamo un po’ più mobili, la Fiorentina cioè di quando il sedentario che è in noi non si era ancora manifestato in tutta la sua arroganza, era anche una ghiotta occasione avvolta dentro a una sciarpa Viola per scartare quel tesoro giallo come l’oro dalla carta stagnola. Il panino con la frittata. Preparato dalla mamma di buon ora e mangiato dopo che la frittata aveva fatto chilometri, passato ore e ore ad imparentarsi con le fette di pane, tanto che pure Rocco Papaleo lo esalta in un film delizioso e pieno di poesia come “Basilicata coast to coast”, anche quello un film in trasferta, da una costa all’altra della regione come per andare a vedere Rui Costa, dove il panino con la frittata diventa protagonista, perché il panino con la frittata ha la caratteristica di essere “bello sponsato”, non si capisce più dove finisce il pane e dove inizia la frittata. E’ questa la magia di un grande momento di cibo in movimento, un panino nomade che ne aggiunge un’altra, quella di portarsi dietro il sapore buono della mamma, perché il panino con la frittata della mamma non si batte. Questo matrimonio felice non è un semplice assemblaggio di pane e frittata, perché non basta il pane e frittata per fare il pane e frittata che fa mia mamma, che se levi il pane e frittata rimane mia mamma. Ed è qui la vera magia, perché può sempre farne un altro, e sempre diverso, che magari le viene meglio, o peggio, perché scartare quella stagnola ti offre sempre una sorpresa, il gusto dell’imprevisto che poi è il sale della vita, come dice Rocco Papaleo “il pane e frittata senza mia madre è orfano, senza background, senza memoria, senza cultura, è un panino che lì per lì magari ti sfama pure, però non ti appassiona, non ti fa crescere, il panino con la frittata senza mia madre è un panino ripieno con un vuoto, e alla fine lo senti quel retrogusto di un gusto che non è il tuo.” Come la partita della Fiorentina a Bergamo senza vittoria, oggi che siamo cresciuti e molto più statici, alla carta stagnola e alla Coca Cola preferiamo due bei bicchieri di vino e la frutta, magari due pere, anche se quelle ci son sempre piaciute, due pere come quelle all’Atalanta servite su un vassoio d’argento dalla Fiorentina ai propri tifosi in modo da fargli passare una bella domenica a gufare il Milan, magari a scartare una stagnola piena di risultati favorevoli, per una di quelle domeniche che potremo definire “belle sponsate”, nelle quali non sai dove finisce la felicità per la vittoria della Fiorentina e quella per la sconfitta dl Milan, la mamma di tutte le domeniche, insomma, di quelle che ti fanno crescere in classifica. L’importante è di non fare un’altra frittata come a Cagliari.