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domenica 3 giugno 2012

Verità sottolio


C'era sembrato strano che Corvino si fosse defilato così, un microcosmo il suo, che è sempre ruotato intorno a un microfono e a una plusvalenza, un cosmopolita della sala stampa, improvvisamente muto, un comportamento almeno sospetto per una “lenza” capace di fondere 104 idiomi in uno slang universale, un tentativo coraggioso e talmente avanti con i tempi da non essere stato capito da nessuno, ma che aveva l'obiettivo ambizioso di diventare un Vernol Network al pari di Twitter, Facebook ed El Hamadaoui. E poi il vuoto, se ne è andato, lasciandoci un calcio burocrato, insieme a quello burinocrato sotto i colpi di Cerci, sprofondato poi nel burocratere dello scandalo scommesse, lui che è sempre stato il collo di bottiglia da dove passava la nostra storia in contanti, il liquido della comunicazione, il bancomat per soddisfare i nostri sogni, il suo vuoto ci ha lasciato un buco, e siccome il tappo era grosso, da quando se n'è andato si è allargato anche il buco dell'ozono. Pantacollant Corvino è sempre stato attillato alla nostra passione, e poi all'improvviso le smagliature, cede quel pur robusto 30 denari di un pugliese, e cede per i 30 denari del tradimento di un Montolivo che legge dentro la Pallavicino magica il modo di lasciare la Fiorentina a mani vuote, o meglio a Getsemani, l'oliveto del tradimento. Da lì in poi solo scaramucce, la discesa rapida dal Piazzale fino allo spiazzale dei risentimenti, il distacco in mezzo al colpo di tacco di uno falso come Cacco, che però si difende annunciando la rivelazione del quarto segreto di Fatima, un misto tra una fisima e una pantomima, che ha terrorizzato Pantaleo fino a farlo scappare nelle sue cavernole. Siamo rimasti sospesi tra la serie B e le rivelazioni di un centrocampista sempre a un passo dall'esplosione stellare, un giocatore sempre in attesa dello stadio finale dell'evoluzione, una Supernova insomma, che per adesso si è accontentato di maramaldeggiare solo contro il Supernovara. Corvino sparisce, la Fiorentina si salva e le rivelazioni tardano, lento in campo e fuori si pensa, poi arriva la lettera di addio in ritardo come i suoi gol che non sono mai arrivati, lettera che rivela solo il ritardo nella compilazione, e Pantaleo? Pallavicino non ci sta, come mai Riccardo non parla, perché non dice quello che ha subito, perché non racconta come mai è stato costretto a regalare il suo cartellino a Galliani quando invece moriva dalla voglia di rimanere in Viola. E' da questa riflessione amara di un procuratore tifoso e amico della Fiorentina che si comincia a scavare per cercare la verità, il Corvo intanto si è chiuso in un riserbo tutto pugliese, e il nervosismo per le annunciate rilevazioni lo consuma mentre consuma quintali di friselle con olio e pomodoro, nessuna rivelazione dopo un anno di annunci è situazione troppo sospetta, e mentre la Polizia entra a Coverciano e a casa di Conte, alle sei e trenta si presentano i Ris di Parma a casa di Corvino, e la perquisizione giova all'indagine, eccome se giova, e sarà perché sono di Parma ma giova come Giovinco. Uscito in manette Pantaleo rilascia poche battute “non potevo rischiare che dicesse la verità”, laconico, malinconico, un uomo frastagliato come il litorale ionico, mentre accanto a lui il Colonnello dei Ris mostrava alla stampa la foto della prova madre che lo avrebbe inchiodato, appunto, l'avevano trovata inchiodata nella credenza di Pantaleo e conservata sottolio, quello di sua produzione, perché non potesse più sgombrare il campo da possibili equivoci, la verità era finita in scatola come gli sgombri, e se il fair paly finanziario richiedeva tagli, Corvino non si era fatto pregare e aveva creato la peggior minusvalenza, da un giocatore mito ne aveva fatto uno muto.