C'era
sembrato strano che Corvino si fosse defilato così, un
microcosmo il suo, che è sempre ruotato intorno a un microfono
e a una plusvalenza, un cosmopolita della sala stampa,
improvvisamente muto, un comportamento almeno sospetto per una
“lenza” capace di fondere 104 idiomi in uno slang universale, un
tentativo coraggioso e talmente avanti con i tempi da non essere
stato capito da nessuno, ma che aveva l'obiettivo ambizioso di
diventare un Vernol Network al pari di Twitter, Facebook ed El
Hamadaoui. E poi il vuoto, se ne è andato, lasciandoci un
calcio burocrato, insieme a quello burinocrato sotto i colpi di
Cerci, sprofondato poi nel burocratere dello scandalo scommesse, lui
che è sempre stato il collo di bottiglia da dove passava la
nostra storia in contanti, il liquido della comunicazione, il
bancomat per soddisfare i nostri sogni, il suo vuoto ci ha lasciato
un buco, e siccome il tappo era grosso, da quando se n'è
andato si è allargato anche il buco dell'ozono. Pantacollant
Corvino è sempre stato attillato alla nostra passione, e poi
all'improvviso le smagliature, cede quel pur robusto 30 denari di un
pugliese, e cede per i 30 denari del tradimento di un Montolivo che
legge dentro la Pallavicino magica il modo di lasciare la Fiorentina
a mani vuote, o meglio a Getsemani, l'oliveto del tradimento. Da lì
in poi solo scaramucce, la discesa rapida dal Piazzale fino allo
spiazzale dei risentimenti, il distacco in mezzo al colpo di tacco di
uno falso come Cacco, che però si difende annunciando la
rivelazione del quarto segreto di Fatima, un misto tra una fisima e
una pantomima, che ha terrorizzato Pantaleo fino a farlo scappare
nelle sue cavernole. Siamo rimasti sospesi tra la serie B e le
rivelazioni di un centrocampista sempre a un passo dall'esplosione
stellare, un giocatore sempre in attesa dello stadio finale
dell'evoluzione, una Supernova insomma, che per adesso si è
accontentato di maramaldeggiare solo contro il Supernovara. Corvino
sparisce, la Fiorentina si salva e le rivelazioni tardano, lento in
campo e fuori si pensa, poi arriva la lettera di addio in ritardo
come i suoi gol che non sono mai arrivati, lettera che rivela solo il
ritardo nella compilazione, e Pantaleo? Pallavicino non ci sta, come
mai Riccardo non parla, perché non dice quello che ha subito,
perché non racconta come mai è stato costretto a
regalare il suo cartellino a Galliani quando invece moriva dalla
voglia di rimanere in Viola. E' da questa riflessione amara di un
procuratore tifoso e amico della Fiorentina che si comincia a scavare
per cercare la verità, il Corvo intanto si è chiuso in
un riserbo tutto pugliese, e il nervosismo per le annunciate
rilevazioni lo consuma mentre consuma quintali di friselle con olio e
pomodoro, nessuna rivelazione dopo un anno di annunci è
situazione troppo sospetta, e mentre la Polizia entra a Coverciano e
a casa di Conte, alle sei e trenta si presentano i Ris di Parma a
casa di Corvino, e la perquisizione giova all'indagine, eccome se
giova, e sarà perché sono di Parma ma giova come
Giovinco. Uscito in manette Pantaleo rilascia poche battute “non
potevo rischiare che dicesse la verità”, laconico,
malinconico, un uomo frastagliato come il litorale ionico, mentre
accanto a lui il Colonnello dei Ris mostrava alla stampa la foto
della prova madre che lo avrebbe inchiodato, appunto, l'avevano
trovata inchiodata nella credenza di Pantaleo e conservata sottolio,
quello di sua produzione, perché non potesse più
sgombrare il campo da possibili equivoci, la verità era finita
in scatola come gli sgombri, e se il fair paly finanziario richiedeva
tagli, Corvino non si era fatto pregare e aveva creato la peggior
minusvalenza, da un giocatore mito ne aveva fatto uno muto.