La
città è divisa non solo dall’Arno ma anche da un
fiume scarno di ottimismo sulla cui sponda la passione non vegeta più
ma affonda. Una volta preso atto degli errori commessi dalla
proprietà, non si capisce il perché si continui ad
attaccarla per il pregresso nel momento stesso che si sta lavorando
per recuperare le posizioni perdute, società che ha dichiarato
di avere ambizioni e quindi facilmente attaccabile qualora non lo
dimostri coi fatti, sfugge la logica di chi ha un atteggiamento di
chiusura totale, che se da una parte certifica la legittima antipatia
per la famiglia, dall’altra però non trova nessuna
spiegazione se applicata al concetto della passione che non sia evidentemente malata. Macia, Pradè e Montella stanno cercando
di ricreare un gruppo motivato, di formare una squadra che possa
piacere alla sua gente, e un innamorato della Fiorentina sogna solo
di vederla il prima possibile, il trasporto e l'entusiasmo dovrebbero
essere stati d'animo scontati all'alba di una nuova stagione, si
dovrebbe aspettare solo l'ora di seguirla appassionandosi con l'atteggiamento positivo di chi ha voglia di viverla
la sua squadra e non di fare tifo contro perché avvelenato con
la proprietà, ben sapendo tra l’altro che è seria,
solida e che ha dimostrato a differenza di quanto si sostiene, di
averle le capacità per raggiungere certi risultati, a meno che
i meriti non siano stati tutti di Prandelli e allora si confessi che
si è smesso di essere tifosi della Fiorentina il giorno che è
diventato il CT della Nazionale. Non si capisce davvero a chi fa bene
questo clima di diffidenza e continua delegittimazione della
proprietà, se non alle farmacie che vendono principi attivi
per proteggere il fegato, e una volta che uno si è accorto che la
passione non è più sufficiente a sopportare le
difficoltà di una classifica mediocre, che nella nostra storia
è situazione non certo nuova, dovrebbe aggrapparsi con tutte
le forze all’intelligenza e non al flacone del Prozac, mi viene in
mente il classico esempio di una coppia che si separa facendosi la
guerra e fregandosene del male che da questa viene fatto ai figli.
Molti antepongono Il rancore per i Della Valle alla propria passione,
di fatto mostrando un atteggiamento negativo che danneggia l’ambiente
e che tiene in ostaggio quanto di positivo esprime la passione
stessa, il Cupolone è sempre il Cupolone, e lo è stato
anche quando sotto ci passava l’autobus o l’alluvione, riempie
occhi e cuore, ed è normale che faccia parte del nostro amore
per la città anche quando ci si trova bloccati nel traffico
del Viale Talenti. La Fiorentina è parte della nostra vita a
prescindere dal suo Presidente, farsela avvelenare da chiunque sia, a
Firenze si dice che è da bischeri, e se i ponti sono
schizzinose architetture che si inarcano per non bagnarsi i piedi
nell’Arno, passino pure le loro domeniche sull'altra sponda, non
sarà più d’argento ma rimane sempre un fiume in grado
di fargli galleggiare prima o poi un cadavere ascolano tra un urlo del Guetta e l’altro, a noi che invece prevalgono sentimenti più
salutisti, quelli che ci fanno guardare al presente con ottimismo e
ironia, e ci proiettano verso un futuro dove non si declamano gli
errori passati, vorremmo rivedere per l'occasione anche i vecchi modi
di salutare proiettandoli nell'oggi un po’ volgarotto ma che è
anche quello un po' anima di questa città, di quelli che a
Firenze si dice “quando ci vole ci vole”, e se dalla sponda di un
tifo nemmeno metrosexual ma eunuco di passione non si riesce più
a sorridere, dall’altra togliamo il romanticismo melenso del “ la
porti un bacione a Firenze” aggiungendo il sorriso del nostro
saluto più goliardico, di quelli da “Amici miei”, una
zingarata, una fotografia di copertina che inviamo a chi davanti alla
Fiorentina mette i propri risentimenti.