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sabato 23 giugno 2012

La porti un bacione a Firenze


La città è divisa non solo dall’Arno ma anche da un fiume scarno di ottimismo sulla cui sponda la passione non vegeta più ma affonda. Una volta preso atto degli errori commessi dalla proprietà, non si capisce il perché si continui ad attaccarla per il pregresso nel momento stesso che si sta lavorando per recuperare le posizioni perdute, società che ha dichiarato di avere ambizioni e quindi facilmente attaccabile qualora non lo dimostri coi fatti, sfugge la logica di chi ha un atteggiamento di chiusura totale, che se da una parte certifica la legittima antipatia per la famiglia, dall’altra però non trova nessuna spiegazione se applicata al concetto della passione che non sia evidentemente malata. Macia, Pradè e Montella stanno cercando di ricreare un gruppo motivato, di formare una squadra che possa piacere alla sua gente, e un innamorato della Fiorentina sogna solo di vederla il prima possibile, il trasporto e l'entusiasmo dovrebbero essere stati d'animo scontati all'alba di una nuova stagione, si dovrebbe aspettare solo l'ora di seguirla appassionandosi con l'atteggiamento positivo di chi ha voglia di viverla la sua squadra e non di fare tifo contro perché avvelenato con la proprietà, ben sapendo tra l’altro che è seria, solida e che ha dimostrato a differenza di quanto si sostiene, di averle le capacità per raggiungere certi risultati, a meno che i meriti non siano stati tutti di Prandelli e allora si confessi che si è smesso di essere tifosi della Fiorentina il giorno che è diventato il CT della Nazionale. Non si capisce davvero a chi fa bene questo clima di diffidenza e continua delegittimazione della proprietà, se non alle farmacie che vendono principi attivi per proteggere il fegato, e una volta che uno si è accorto che la passione non è più sufficiente a sopportare le difficoltà di una classifica mediocre, che nella nostra storia è situazione non certo nuova, dovrebbe aggrapparsi con tutte le forze all’intelligenza e non al flacone del Prozac, mi viene in mente il classico esempio di una coppia che si separa facendosi la guerra e fregandosene del male che da questa viene fatto ai figli. Molti antepongono Il rancore per i Della Valle alla propria passione, di fatto mostrando un atteggiamento negativo che danneggia l’ambiente e che tiene in ostaggio quanto di positivo esprime la passione stessa, il Cupolone è sempre il Cupolone, e lo è stato anche quando sotto ci passava l’autobus o l’alluvione, riempie occhi e cuore, ed è normale che faccia parte del nostro amore per la città anche quando ci si trova bloccati nel traffico del Viale Talenti. La Fiorentina è parte della nostra vita a prescindere dal suo Presidente, farsela avvelenare da chiunque sia, a Firenze si dice che è da bischeri, e se i ponti sono schizzinose architetture che si inarcano per non bagnarsi i piedi nell’Arno, passino pure le loro domeniche sull'altra sponda, non sarà più d’argento ma rimane sempre un fiume in grado di fargli galleggiare prima o poi un cadavere ascolano tra un urlo del Guetta e l’altro, a noi che invece prevalgono sentimenti più salutisti, quelli che ci fanno guardare al presente con ottimismo e ironia, e ci proiettano verso un futuro dove non si declamano gli errori passati, vorremmo rivedere per l'occasione anche i vecchi modi di salutare proiettandoli nell'oggi un po’ volgarotto ma che è anche quello un po' anima di questa città, di quelli che a Firenze si dice “quando ci vole ci vole”, e se dalla sponda di un tifo nemmeno metrosexual ma eunuco di passione non si riesce più a sorridere, dall’altra togliamo il romanticismo melenso del “ la porti un bacione a Firenze” aggiungendo il sorriso del nostro saluto più goliardico, di quelli da “Amici miei”, una zingarata, una fotografia di copertina che inviamo a chi davanti alla Fiorentina mette i propri risentimenti.