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sabato 9 giugno 2012

Jojo, uè uè


Impazza la notizia mappazza, partenopea e vera come quello che scrive Oliviero Beha, che rigonfia nel gozzo soprattutto di qualche ghiozzo, appiccicosa come la resina di un pino, che sulle note di Pino Daniele non lesina di sfracassarci le palle. Le supposte proposte che qualcuno utilizza come quelle di glicerina solo per lubrificarci la propria paranoia, variano come l’umore di un metereopatico quando piove e c’è il sole e Madonna canta sul campo della Fiore, canta per Gesù e Jojo non ce lo ritrovi più. Perché un giorno l’offerta comprende: mezza funicolare, mezza funiculì funicolà cantata da Bruscolotti e strozzata in gola al solo ricordo di Krol, più un ammezzato con ipoteca a San Giorgio a Cremano, poi subito dopo un vassoio di babà, si passa all’offerta per i 40 coglioni: Mezzaroma che tanto è indagato, per sostituire Cognigni, e finalmente poi l’unica cosa davvero intera, che è l’intera fornitura di quei cessoni di cinepanettoni. Dopo il fax colombiano, sinceramente pensavamo di aver già dato con i cazzari, ma visto che così sembra non essere, speriamo che questa volta almeno possa finire meglio, non sponsorizzo certamente la cessione di Jovetic, ma realisticamente non vorrei avere, se così fosse veramente, l’ennesimo giocatore scontento, allora vendere Jovetic deve voler dire investire completamente il ricavato per cercare addirittura di rafforzare la squadra, se si è bravi. Difficile, facile, non lo so ma le parole di ADV sono state chiare, rilancio e squadra costruita intorno a Jojo, ma se il mal di pancia del ragazzo dovesse rimescolare le carte, l'importante è che tutto questo scombussolamento intestinale non generi operazioni di mercato gassose e puzzolenti, toccherà alla nuova coppia DT e DS allestire una squadra in grado di riportare la gente allo stadio, e la Fiorentina in Europa. Gente allo stadio che non sia la stessa però, che oggi vomita per la possibile destinazione al Vomero del giocatore, infamando, infangando e gerundio permettendo, massaggiandoci i testicoli come neanche il fisioterapista Carmando, e vai con la depressione che sormonta la passione, e allora senza Jojo non c’è più ragione di vivere la passione, lui che ha rappresentato il solo motivo per andare allo stadio,e per questo sempre tristemente vuoto, proprio perché i tifosi venivano sormontati dal diavolo della depressione, che li cavalcava e poi sodomizzava travestito da Bettega. Tifosi che forse torneranno quando ci sarà lo stadio nuovo, o se non ci sarà, la colpa sarà sempre di qualche testa di cazzo che gli ha rubato la passione, a loro, perché la mia invece è perfettamente intatta, compresa la cataratta, che sta su come la saracinesca di una bottega aperta alla passione Viola 24 su 24, con o senza Jojo, con o senza Della Valle, con o senza i rompicoglioni che vogliono fare mercato non capendo una sega, quando invece c’è già “Marino fa Mercato” o al limite Pierpaolo Marino, e poi sta arrivando il Marino che stagiona i prosciutti, e che speriamo si porti via anche i tifosi, quelli più brutti, quelli che fanno i rutti sull’inno di Narciso Parigi, come il gozzuto e il rigido Gamba di Legno, scureggiavano per certificare il reale silenzio durante il minuto di silenzio. Non gli è bastato tenere chi non voleva rimanere, non gli è bastato infamare chi ha tenuto quelli che non volevano rimanere, rivoluzione si ma senza rivoluzione, tifosi senza tifare e rompipalle senza avere le palle. Ma una speranza comunque ancora c’è per coloro che senza Jojo avranno i dolori de panza, perché non è detto che il cinepallonaro ce la faccia a soddisfare tutte le richieste dell’unico 10 al mondo capace di far sospendere per 30 minuti al giorno la terapia di Prozac, perché è vero che darà a Stevan la stessa villa del Pocho a Possillipo, e qua tutto normale, se non fosse però che Jojo, che tutti sappiamo avere una soglia del dolore molto simile a quella di Bugs Bunny, non avesse richiesto oltre alla villa, che il Pocho prima di sgomberare lasciasse sul comodino anche tutti i tatuaggi, che sono stati sempre la grande passione del serbo, mortificata solo dalla soglia del dolore.