Impazza
la notizia mappazza, partenopea e vera come quello che scrive
Oliviero Beha, che rigonfia nel gozzo soprattutto di qualche ghiozzo,
appiccicosa come la resina di un pino, che sulle note di Pino Daniele
non lesina di sfracassarci le palle. Le supposte proposte che
qualcuno utilizza come quelle di glicerina solo per lubrificarci la
propria paranoia, variano come l’umore di un metereopatico quando
piove e c’è il sole e Madonna canta sul campo della Fiore,
canta per Gesù e Jojo non ce lo ritrovi più. Perché
un giorno l’offerta comprende: mezza funicolare, mezza funiculì
funicolà cantata da Bruscolotti e strozzata in gola al solo
ricordo di Krol, più un ammezzato con ipoteca a San Giorgio a
Cremano, poi subito dopo un vassoio di babà, si passa
all’offerta per i 40 coglioni: Mezzaroma che tanto è
indagato, per sostituire Cognigni, e finalmente poi l’unica cosa
davvero intera, che è l’intera fornitura di quei cessoni di
cinepanettoni. Dopo il fax colombiano, sinceramente pensavamo di aver
già dato con i cazzari, ma visto che così sembra non
essere, speriamo che questa volta almeno possa finire meglio, non
sponsorizzo certamente la cessione di Jovetic, ma realisticamente non
vorrei avere, se così fosse veramente, l’ennesimo giocatore
scontento, allora vendere Jovetic deve voler dire investire
completamente il ricavato per cercare addirittura di rafforzare la
squadra, se si è bravi. Difficile, facile, non lo so ma le
parole di ADV sono state chiare, rilancio e squadra costruita intorno
a Jojo, ma se il mal di pancia del ragazzo dovesse rimescolare le
carte, l'importante è che tutto questo scombussolamento
intestinale non generi operazioni di mercato gassose e puzzolenti,
toccherà alla nuova coppia DT e DS allestire una squadra in
grado di riportare la gente allo stadio, e la Fiorentina in Europa.
Gente allo stadio che non sia la stessa però, che oggi vomita
per la possibile destinazione al Vomero del giocatore, infamando,
infangando e gerundio permettendo, massaggiandoci i testicoli come
neanche il fisioterapista Carmando, e vai con la depressione che
sormonta la passione, e allora senza Jojo non c’è più
ragione di vivere la passione, lui che ha rappresentato il solo
motivo per andare allo stadio,e per questo sempre tristemente vuoto,
proprio perché i tifosi venivano sormontati dal diavolo della
depressione, che li cavalcava e poi sodomizzava travestito da
Bettega. Tifosi che forse torneranno quando ci sarà lo stadio
nuovo, o se non ci sarà, la colpa sarà sempre di
qualche testa di cazzo che gli ha rubato la passione, a loro, perché
la mia invece è perfettamente intatta, compresa la cataratta,
che sta su come la saracinesca di una bottega aperta alla passione
Viola 24 su 24, con o senza Jojo, con o senza Della Valle, con o
senza i rompicoglioni che vogliono fare mercato non capendo una
sega, quando invece c’è già “Marino fa Mercato” o
al limite Pierpaolo Marino, e poi sta arrivando il Marino che
stagiona i prosciutti, e che speriamo si porti via anche i tifosi,
quelli più brutti, quelli che fanno i rutti sull’inno di
Narciso Parigi, come il gozzuto e il rigido Gamba di Legno,
scureggiavano per certificare il reale silenzio durante il minuto di
silenzio. Non gli è bastato tenere chi non voleva rimanere,
non gli è bastato infamare chi ha tenuto quelli che non
volevano rimanere, rivoluzione si ma senza rivoluzione, tifosi senza
tifare e rompipalle senza avere le palle. Ma una speranza comunque
ancora c’è per coloro che senza Jojo avranno i dolori de
panza, perché non è detto che il cinepallonaro ce la
faccia a soddisfare tutte le richieste dell’unico 10 al mondo
capace di far sospendere per 30 minuti al giorno la terapia di
Prozac, perché è vero che darà a Stevan la
stessa villa del Pocho a Possillipo, e qua tutto normale, se non
fosse però che Jojo, che tutti sappiamo avere una soglia del
dolore molto simile a quella di Bugs Bunny, non avesse richiesto
oltre alla villa, che il Pocho prima di sgomberare lasciasse sul
comodino anche tutti i tatuaggi, che sono stati sempre la grande
passione del serbo, mortificata solo dalla soglia del dolore.