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giovedì 28 giugno 2012

Impegno somMario


Ci vorrà l’impegno massimo di tutti per battere la Germania stasera, e sono fiducioso proprio perché sicuro che nessuno si tirerà indietro, e poi c’è sempre il mio preferito, il più solerte, la figura più dinamica della squadra, e non lo dico solo io, perché lo diceva già molti anni fa anche la Parisina che ringraziava Mario quando invece era Saverio a mandare avanti la bottega, mentre lui andava a fare i’ bischero con la figliola della Sandrelli cantando l’inno di Mameli addirittura peggio di Buffon, oppure quando -  Saverio: Parisina, mi è venuta un'idea, forse, per liberare Vitellozzo. Parisina: Grazie Mario! Saverio: No! Che grazie Mario! Dicevo, stanotte, a ME è venuta un'idea, forse, per liberare Vitellozzo! Parisina: Grazie Mario! E per me allora non c’è un Mario che non sia più Mario di Balotelli, uno che l’impegno ce lo mette sempre, e lo fa con lo stile di un iperattivo grazie alla classe superiore che lo contraddistingue, perché c’è chi mette in campo solo la volgarità di una corsa forsennata, eccessiva nella sua forza dirompente, bavosa, che mette in mostra solo la rudezza di una potenza arrogante, e la resistenza tipica di chi è abituato a soffrire per una condizione congenita d’inferiorità intellettiva, vedi quello scriteriato di Maggio, ma non si è mai visto un Einstein o un Leonardo da Vinci scapicollarsi per inventare giocate, perché inventare si inventa da fermo, ed è per questo che lui è un predestinato, perché trotterella elegante in un surplace talmente intimo che è difficile da percepire dall’esterno, un giocatore, Mario, che si contiene grazie alla grande raffinatezza innata, e quando gli altri sudano a fare gli esercizi atletici lui li osserva benevolmente per non regalare a loro una figura spiacevolmente madida di sudore, quando fa gol abbassa la testa per lasciare agli altri gli eccessi di una gioia più adatta alla manovalanza. L’Italia con lui è in buone mani stasera, un vero cavaliere senza macchia, se si fa eccezione a quella in testa, e senza paura, se si fa eccezione all’impegno eccessivo che scateni poi la paura degli effetti della sindrome del caporalato di cui il ragazzo soffre, visto come la sua indole stenti a piegarsi sotto la fatica di allenamenti duri come quelli imposti dal caporale di Orzinuovi, con l’unico rischio poi che la sua arte volta a raccogliere consensi, venga scambiata con quella di chi si piega a raccogliere i pomodori, gente troppo china e dedita, perché da che mondo è mondo i pomodori non rappresentano certo il simbolo del consenso. Pomodori che stasera comunque non tireremo certo alla Nazionale di un Mister Balotelli, che una volta scrollata di dosso la sindrome dell’affanno potrebbe portarci  dritti in finale, mentre la sua storia di club potrebbe a breve seguire quella di un altro ex protagonista del nostro campionato, e chissà che dopo il Pocho Lavezzi non sia questa volta proprio Mario a dire grazie, anche se al City, e andarsene da chi stravede veramente per lui già dal millequattrocentonovantadue quasi millecinque, alla faccia di Saverio, e così raggiungere la sua amata Parisina Saint Germain.