.

.

sabato 16 giugno 2012

Infrastrutture di pensieri legati a mano


Nei giorni dell'Imu la Fiorentina ha presentato anche la Dia (acronimo di diamine) per la ristrutturazione di una squadra dalla disposizione interna dei vani, e quindi dei giocatori vani, ormai superata dagli eventi spesso perdenti, e intanto, per portarsi avanti sono stati buttati giù i muri divisori di uno spogliatoio litigioso come un’assemblea condominiale. Quei calcinacci della demolizione hanno scalcinato però anche un po' la passione di quei condomini di curva ai quali da fastidio soprattutto il benessere del vicinato più che della cena risicata, perché agognano al Bukhara russo che fa bella mostra di se abbracciato al balcone del dirimpettaio, Bukhara russo come Abramovic, mentre il marchigiano che è ormai in noi ci permette di tenere in balcone a respirare, al massimo un ciausculo di Loro Piceno. Tfosi frustrati dall’invidia sociale quindi, di quella con la ragione sociale di associazioni calcio che vivono beatamente e senza pensieri nel lato sinistro della classifica, tra giardini fioriti di risultati rigogliosi, e non nello squallore della periferia di campionati di cemento armato con il disamore per l’altra classifica, quella di destra. Ma il team è stato formato, con il nuovo DT, il DS e l’allenatore che farà da Direttore dei lavori in un cantiere nel quale bisognerà fare molta attenzione a spostare anche un martello, perché ci sono sempre una marea di rompicoglioni nel palazzo, c’è soprattutto chi ha il chiodo fisso dei Della Valle, c'è chi il chiodo l’ha lasciato perché non ha ancora pagato la rata condominiale, e capi tifosi disturbati invece dai chiodi usati per appendere i quadri, e non tanto per il rumore del martello, ma per la stranezza di avere una qualsiasi cosa su un muro che non sia l’intonaco. Bisogna invece necessariamente dargliela un po' di fiducia a quella squadra di operai che ristruttura l’attico fiorentino, basta utilizzare la pazienza per sostenere gli immancabili disagi, che saranno anche i rumori molesti di una stampa affamata, mentre è stata consigliata la calma, che appunto mal si sposa con un ambiente invece in perenne subbuglio, e che teme di essere inculato dallo sceicco della tomaia, che ora gli vende Jovetic e con quei soldi trasforma la Riviera delle Palme, nel tratto di costa tra San Benedetto del Tronto, Grottamare fino a Cupra Marittima, in una California adriatica, mettendoci i soldi che Renzi vorrebbe invece per la Mercafir, perché forse Matteino non sa che a San Benedetto del Tronto si fa il miglior brodetto di pesce della terra, e che la nostra cara terra brulica invece di tanti brodi. In tutto questo clima di ristrutturazione bisogna dare atto ai vertici della tifoseria di aver deliberato anche la sua di modernizzazione, rendendosi conto di aver bisogno di una profonda riorganizzazione a fronte di episodi spiacevoli come quello della lotta tra curva e parterre, con la ferita ancora aperta dell’addio del Collettivo che ha lasciato cani sciolti ma senza l'acido, e con una mancanza di credibilità da parte di chi chiede confronti ma non viene preso in considerazione, proprio perché con quella crapa mostra grosse crepe che emanano poi segnali di dismissione, e che quindi vengono considerate palazzine dismesse dal tifo, dove l'abbandono dell'intelligenza ha dato il via al fenomeno del randagismo di pensiero. Colpito nell’orgoglio, e peccato solo lì, il capo tifoso prima di chiedere un nuovo confronto che potesse finalmente mostrare la faccia nuova di una pagina bianca dove scrivere un’altra lettera, ha iniziato personalmente la ristrutturazione della curva, dando così il buon esempio a quelli del parterre titubanti per i materiali usati e per il piano di sicurezza, a loro dire meno credibile di qualsiasi richiesta di un confronto che non sia rivolto a fare un po’ di igiene mentale, ma deciso e motivato come Vargas, il capo tifoso che vediamo ritratto nella foto di copertina scattata da un Giorgio Masala estasiato dall'abnegazione del collega e dall'ingegneria della sua mente, ha cominciato a montare l’impalcatura di ultima generazione, un’infrastruttura di pensieri legati a mano che fa onore a chi ha un cognome che evoca il futuro.