Nei
giorni dell'Imu la Fiorentina ha presentato anche la Dia (acronimo di
diamine) per la ristrutturazione di una squadra dalla disposizione
interna dei vani, e quindi dei giocatori vani, ormai superata dagli
eventi spesso perdenti, e intanto, per portarsi avanti sono stati
buttati giù i muri divisori di uno spogliatoio litigioso come
un’assemblea condominiale. Quei calcinacci della demolizione hanno
scalcinato però anche un po' la passione di quei condomini di
curva ai quali da fastidio soprattutto il benessere del vicinato più
che della cena risicata, perché agognano al Bukhara russo che
fa bella mostra di se abbracciato al balcone del dirimpettaio,
Bukhara russo come Abramovic, mentre il marchigiano che è
ormai in noi ci permette di tenere in balcone a respirare, al massimo
un ciausculo di Loro Piceno. Tfosi frustrati dall’invidia sociale
quindi, di quella con la ragione sociale di associazioni calcio che
vivono beatamente e senza pensieri nel lato sinistro della
classifica, tra giardini fioriti di risultati rigogliosi, e non nello
squallore della periferia di campionati di cemento armato con il
disamore per l’altra classifica, quella di destra. Ma il team è
stato formato, con il nuovo DT, il DS e l’allenatore che farà
da Direttore dei lavori in un cantiere nel quale bisognerà
fare molta attenzione a spostare anche un martello, perché ci
sono sempre una marea di rompicoglioni nel palazzo, c’è
soprattutto chi ha il chiodo fisso dei Della Valle, c'è chi il
chiodo l’ha lasciato perché non ha ancora pagato la rata
condominiale, e capi tifosi disturbati invece dai chiodi usati per
appendere i quadri, e non tanto per il rumore del martello, ma per la
stranezza di avere una qualsiasi cosa su un muro che non sia
l’intonaco. Bisogna invece necessariamente dargliela un po' di fiducia
a quella squadra di operai che ristruttura l’attico fiorentino,
basta utilizzare la pazienza per sostenere gli immancabili disagi,
che saranno anche i rumori molesti di una stampa affamata, mentre è
stata consigliata la calma, che appunto mal si sposa con un ambiente
invece in perenne subbuglio, e che teme di essere inculato dallo
sceicco della tomaia, che ora gli vende Jovetic e con quei soldi
trasforma la Riviera delle Palme, nel tratto di costa tra San
Benedetto del Tronto, Grottamare fino a Cupra Marittima, in una
California adriatica, mettendoci i soldi che Renzi vorrebbe invece
per la Mercafir, perché forse Matteino non sa che a San
Benedetto del Tronto si fa il miglior brodetto di pesce della terra,
e che la nostra cara terra brulica invece di tanti brodi. In tutto
questo clima di ristrutturazione bisogna dare atto ai vertici della
tifoseria di aver deliberato anche la sua di modernizzazione,
rendendosi conto di aver bisogno di una profonda riorganizzazione a
fronte di episodi spiacevoli come quello della lotta tra curva e
parterre, con la ferita ancora aperta dell’addio del Collettivo che
ha lasciato cani sciolti ma senza l'acido, e con una mancanza di
credibilità da parte di chi chiede confronti ma non viene
preso in considerazione, proprio perché con quella crapa mostra grosse crepe che emanano poi segnali di dismissione, e che
quindi vengono considerate palazzine dismesse dal tifo, dove
l'abbandono dell'intelligenza ha dato il via al fenomeno del
randagismo di pensiero. Colpito nell’orgoglio, e peccato solo lì,
il capo tifoso prima di chiedere un nuovo confronto che potesse
finalmente mostrare la faccia nuova di una pagina bianca dove
scrivere un’altra lettera, ha iniziato personalmente la
ristrutturazione della curva, dando così il buon esempio a
quelli del parterre titubanti per i materiali usati e per il piano di
sicurezza, a loro dire meno credibile di qualsiasi richiesta di un
confronto che non sia rivolto a fare un po’ di igiene mentale, ma
deciso e motivato come Vargas, il capo tifoso che vediamo ritratto
nella foto di copertina scattata da un Giorgio Masala estasiato
dall'abnegazione del collega e dall'ingegneria della sua mente, ha
cominciato a montare l’impalcatura di ultima generazione,
un’infrastruttura di pensieri legati a mano che fa onore a chi ha un
cognome che evoca il futuro.