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venerdì 8 giugno 2012

L’arbitro paga la simu invece dell’Imu


Mentre l’atterraggio dell’aeroplanino Montella a Firenze non sarà un volo simulato, la simulazione è la condotta anti-sportiva più difficile da rilevare nel calcio, e la prova di come si possa far credere una cosa per un altra, è riassunta proprio nella foto di copertina, scelta e utilizzata dalla classe arbitrale come manifesto del primo meeting di categoria aperto al pubblico che si è svolto in Maremma. Sopra l’immagine già di per se molto forte, campeggiava il titolo del convegno “non è un fallo ma nemmeno una passera”, titolo duro che ha voluto concentrare l’attenzione degli amanti del calcio su un tema eticamente scabroso, e soprattutto mettere l’accento su come la classe arbitrale si senta alla mercé dei simulatori. Anche la scelta della location è di quelle forti, volutamente fuori dalle rotte della comunicazione tradizionale, è stata imposta caparbiamente da Nicchi, che oltre ad aprire personalmente il convegno sulle note di “stasera mi butto”, ha voluto oltremodo sottolineare il problema che affligge la categoria per colpa di chi si butta a terra, gridandolo con sdegno proprio dalla terra dei butteri. Un altro preciso riferimento tra la terra che ha ospitato l’evento e la problematica delle problematiche che mortifica l’intero movimento, è appunto il volgare e condiviso malcostume dell’insulto del quale entrambi vengono costantemente fatti oggetto, Nicchi insieme al responsabile dell’Azienda Autonoma del Turismo di Grosseto ha aperto un tavolo di lavoro per cercare di eliminare dall’intercalare collettivo, quel viziaccio di dare della maiala sia alla Maremma che alla mamma degli arbitri. Va riconosciuto a Nicchi la franchezza di aver dato il via alla manifestazione con una coraggiosa premessa, pur  ribadendo che la simulazione va punita severamente, ha lanciato un monito anche verso la propria categoria, rea secondo lui di vivere un problema dentro al problema, quello cioè di portarsi da casa l’atavica messa in scena dell’orgasmo simulato in famiglia, che toglierebbe poi la serenità di giudizio nelle fasi cruciali della partita, e qui Nicchi è stato veramente perentorio, e alzando la voce ha gridato con fermezza lo slogan “l’arbitro non fa il monaco”. I lavori sono poi andati avanti speditamente senza interruzioni, se si fa eccezione per un briefing di quarantacinque minuti dedicato alle problematiche questa volta dei giocatori, nel quale si sono definiti gli obiettivi di comunicazione, contenuti e mezzi da utilizzare in relazione al riscatto di Cassani. Poi nell'ultima giornata c’è stata la vera svolta epocale, l'idea imprenditoriale che ha strizzato l'occhio per la prima volta allo sfruttamento della propria immagine, stabilito il budget degli investimenti, target e campagna pubblicitaria, Nicchi dopo aver indetto una conferenza stampa, ha presentato al mondo del calcio “l'arbitro antistress”, un pupazzo creato per subire la rabbia dei tifosi, un pupazzo che brandisce un cartellino giallo, e se gli strizzi la mano sinistra prende vita regalando pessime decisioni, ideale per alimentare ira e frustrazione. A questo punto il tifoso può cercare di strangolare il pupazzo che emetterà rantoli di sofferenza agitando braccia e gambe convulsamente, poi diventerà paonazzo, occhi fuori dalle orbite e lingua penzolante, e terrorizzato si prodigherà in sincere scuse cambiando la decisione se verrà lasciato andare. Choke the Referee (strozza l'arbitro) regalerà grandi soddisfazioni dopo una partita andata male, comperare un arbitro non è stato mai così economico: questo giocattolo costerà infatti solo 19.99 sterline (quasi 27 €).