Mentre
l’atterraggio dell’aeroplanino Montella a Firenze non sarà un volo simulato, la
simulazione è la condotta anti-sportiva più difficile da rilevare nel calcio, e
la prova di come si possa far credere una cosa per un altra, è riassunta
proprio nella foto di copertina, scelta e utilizzata dalla classe arbitrale
come manifesto del primo meeting di categoria aperto al pubblico che si è
svolto in Maremma. Sopra l’immagine già di per se molto forte, campeggiava il
titolo del convegno “non è un fallo ma nemmeno una passera”, titolo duro che ha
voluto concentrare l’attenzione degli amanti del calcio su un tema eticamente scabroso,
e soprattutto mettere l’accento su come la classe arbitrale si senta alla mercé
dei simulatori. Anche la scelta della location è di quelle forti, volutamente
fuori dalle rotte della comunicazione tradizionale, è stata imposta
caparbiamente da Nicchi, che oltre ad aprire personalmente il convegno sulle
note di “stasera mi butto”, ha voluto oltremodo sottolineare il problema che
affligge la categoria per colpa di chi si butta a terra, gridandolo con sdegno
proprio dalla terra dei butteri. Un altro preciso riferimento tra la terra che ha
ospitato l’evento e la problematica delle problematiche che mortifica l’intero
movimento, è appunto il volgare e condiviso malcostume dell’insulto del quale entrambi
vengono costantemente fatti oggetto, Nicchi insieme al responsabile
dell’Azienda Autonoma del Turismo di Grosseto ha aperto un tavolo di lavoro per
cercare di eliminare dall’intercalare collettivo, quel viziaccio di dare della
maiala sia alla Maremma che alla mamma degli arbitri. Va riconosciuto a Nicchi
la franchezza di aver dato il via alla manifestazione con una coraggiosa
premessa, pur ribadendo che la
simulazione va punita severamente, ha lanciato un monito anche verso la propria
categoria, rea secondo lui di vivere un problema dentro al problema, quello cioè
di portarsi da casa l’atavica messa in scena dell’orgasmo simulato in famiglia,
che toglierebbe poi la serenità di giudizio nelle fasi cruciali della partita,
e qui Nicchi è stato veramente perentorio, e alzando la voce ha gridato con
fermezza lo slogan “l’arbitro non fa il monaco”. I lavori sono poi andati
avanti speditamente senza interruzioni, se si fa eccezione per un briefing di quarantacinque
minuti dedicato alle problematiche questa volta dei giocatori, nel quale si
sono definiti gli obiettivi di comunicazione, contenuti e mezzi da utilizzare
in relazione al riscatto di Cassani.
Poi nell'ultima giornata c’è stata la vera
svolta epocale, l'idea imprenditoriale che ha strizzato l'occhio per la prima
volta allo sfruttamento della propria immagine, stabilito il budget degli
investimenti, target e campagna pubblicitaria, Nicchi dopo aver indetto una
conferenza stampa, ha presentato al mondo del calcio “l'arbitro antistress”, un
pupazzo creato per subire la rabbia dei tifosi, un pupazzo che brandisce un
cartellino giallo, e se gli strizzi la mano sinistra prende vita regalando
pessime decisioni, ideale per alimentare ira e frustrazione. A questo punto il
tifoso può cercare di strangolare il pupazzo che emetterà rantoli di sofferenza
agitando braccia e gambe convulsamente, poi diventerà paonazzo, occhi fuori
dalle orbite e lingua penzolante, e terrorizzato si prodigherà in sincere scuse
cambiando la decisione se verrà lasciato andare. Choke the Referee (strozza
l'arbitro) regalerà grandi soddisfazioni dopo una partita andata male,
comperare un arbitro non è stato mai così economico: questo giocattolo costerà
infatti solo 19.99 sterline (quasi 27 €).
