Il tema di oggi investe il calcio come un’iniezione di acido ialuronico, nessuna bomba d'acqua che ringiovanisce, non mi riferisco cioè all’elezione di Tavecchio malgrado quel nome ne tradirebbe un dannato bisogno, mi riferisco invece alla nuova riforma dell’età che da questa stagione non sarà più un parametro oggettivo. No, l’età dei giocatori sarà solo quella che dimostrano, una riforma storica e necessaria ancora più della moviola in campo, perché essendo retroattiva cambierà per sempre i tabellini della stessa storia del calcio, un esempio? Il baffuto Bergomi del mondiale ‘82 avrà una nuova età stimata in 35 anni. L’introduzione di questa nuova norma sanerà finalmente la problematica dei giocatori africani spesso privi di certezze anagrafiche. Joseph Minala passa così dalla Primavera della Lazio direttamente alle vecchie Glorie, in un 4 3 1 2 sperimentale con D’Amico subito alle sue spalle. L’età nel calcio diventa un parametro soggettivo, come l’uso delle bombolette in dotazione agli arbitri per arginare l’erosione della distanza dalla barriera corallina, chi vorrà potrà usare la bomboletta anche per farsi la barba. Oppure aggiungere un tocco goloso al caffè tra il primo e il secondo tempo. Qualcuno ha avanzato delle riserve sostenendo che se l’età dei calciatori è soggettiva, anche la percezione dell’età dei calciatori potrà essere soggettiva. Mi spiego meglio, per me Cerci ha la stessa età di Khedira mentre c’è chi sostiene che uno è giovane e l’altro è vecchio, voglio dire che quello che percepisco io non è lo stesso che percepisce chi deve percepire in maniera diversa altrimenti frana il castello delle proprie elucubrazioni. Ambrosini per esempio non rientrando per un niente in questa nuova riforma dell'età soggettiva non ha potuto usufruire dei benefici e gli è toccato smettere di giocare. Aumentano le responsabilità un tempo delegate ad un asettico foglio di carta, non più quindi fredde carte d’identità dietro alle quali ci si nascondeva dalle responsabilità di valutazione, chi dovrà stimare l’età di un giocatore avrà un ruolo di grande importanza, e per farlo dovrà superare esami severi come il test per il riconoscimento dell’età di un elefante e di una quercia senza segarli in due per contare i cerchi. Dovrà riuscire a capire sorseggiando il brodo se la gallina era vecchia. Dovrà cambiare la strada vecchia per quella nuova senza ritrovarsi con i parametri a zero della Roma diversi da quelli della Fiorentina, perché si sa che tutte le strade portano ai parametri a zero della Roma, non potrà quindi rischiare di percepire Ilicic e Cuadrado come conterranei ma bensì come coetanei. Insomma il giurato dell’età dovrà avere spirito di osservazione acuto e giudicare l’età del giocatore facendo una stima veloce legata ai suoi ricordi d’infanzia, senza però che gli stessi vadano ad influire sui pensieri antropomorfi dell’universo trascendente. Il primo che ci ha guadagnato è stato proprio il presidente della FIGC che cavalcando l’onda della soggettività si farà chiamare Tagiovane, mentre tra i cori di discriminazione anagrafica razziale saranno inseriti tutti i riferimenti specifici all’età, oggi non sarebbe più possibile un coro dedicato al giovane Malusci senza rischiare la chiusura del settore di provenienza. Vietata quindi la distrazione, non sarà più possibile scrivere cose in maniera superficiale dando di vecchio a un giovane e viceversa, perché fare delle valutazioni con la testa tra le nuvole rischierà di stravolgere il senso della realtà di un campionato già in difficoltà di suo, ho paura insomma che qualcuno possa leggere sovrappensiero un titolo di giornale, magari pensando a Ljajic, scambiando l’organizzazione di gioco della Fiorentina per una più vasta organizzazione di narcotrafficanti, così da paragonare Firenze al cartello di Medellin. Un titolo che se letto pensando ad altro potrebbe addirittura cambiare la storia dei modi di dire, e considerare giovani dentro solo quelli all’interno di Sollicciano.