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giovedì 15 maggio 2014

Questione di numeri

Ieri sera ho raccolto lo sfogo del Salucci detto "Alluvione" perché quando parla sputa. A volte sputa anche quando non parla. A volta sputa anche quando pensa, tanto che la moglie Mila, dopo numerosi tentativi falliti di farsi sigillare con il silicone, preferisce vivere in una camera iperbarica simulando attacchi di embolia prima di andare a letto. Quando raccolgo gli sfoghi di "Alluvione" uso di solito la pelle di daino per mantenere viva la conversazione senza perdere la necessaria visibilità. In questi giorni si è lamentato molto di Montella, creando un ristagno pieno di amarezza, poi si è lamentato di Bucchioni, generando in questo caso una pioggerellina fine e persistente. Una sorta d'impianto logico d'irrigazione sul fatto che il giornalista fosse stato imboccato dalla società a dire certe cose, un impianto logico accusatorio e irrigatorio che ha mantenuto anche quando si è lamentato del codice pat-etico di Prandelli. Quando posso, quindi, evito l'incontro fortuito, ovvero tendo sempre a programmarlo, se so che si vuole sfogare fisso nelle zone di San Frediano dove ci sono tratti di asfalto drenante. Ci vuole sempre molta aderenza per parlare con lui senza scivolare nell'incoerenza che è sempre lì dietro l'angolo, tra via Maffia e via Sant'Agostino. Ieri ce l'aveva anche con i siti Viola, colpevoli secondo lui di alimentare le polemiche, poi ha denunciato una noia mortale nel leggere i post del Gat. "Alluvione" sostiene che sia più interessante guardare la vernice che asciuga. Gli ho chiesto cosa ne pensasse dell'elezione del sindaco, tanto per interromperlo in qualche modo mentre si sfogava dell'assenza di ritmo e del solito, unico, arrangiamento nella stesura monocorde del Gat-pensiero, dovevo interromperlo in tutte le maniere, insomma, quando si sfoga perché il bolognese da di "Cappone" a Gonzalo o di zombi all'umanità, comincia a sbavare come un boxer. È uomo di destra "Alluvione", nonno orgoglioso ma anche disperato, perché mi diceva di essersi accorto che i suoi nipotini sono di sinistra, si, senza nessun dubbio, per via di quei pugnetti stretti in segno di protesta. Ha confessato di doparsi per giocare a calcetto con i figli, e da quando la moglie si è chiusa così in se stessa, oltre che nella camera iperbarica, aveva pensato di avere una storia con un uomo, che sarebbe stato più facile. E dopo avergli chiesto perché non ci avesse provato, mi ha risposto avviando l'addolcitore per togliere un po' di calcare dalla saliva, e mi ha detto che gli sarebbe sembrato un ripiego. Oggi vive aspettando il terzo scudetto, la pensione, e che smettano di fare casino in piazza Santo Spirito, perché la movida danneggia la sua attività ricettiva. Ha ereditato un monolocale di 30 metri quadri dal babbo, nel quale ha ricavato quattro appartamentini molto raccolti che affitta ai turisti di Hong Kong. L'unica cosa che non ha ancora risolto è il problema del campanello, non riesce cioè a scrivere i nomi dei quattro affittuari nello spazio del citofono che naturalmente è solo uno. È incredibile come loro accettino di vivere il loro soggiorno fiorentino in spazi che per noi sembrerebbero così angusti, e poi protestano perché per andare da uno di loro bisogna comunque suonare a tutti e quattro e poi capire chi sta arrivando, e da chi. Ci ha anche studiato a lungo selezionando la clientela per lunghezza tipica del cognome, ed Hong Kong oggi offre il cognome più corto. Quando gli ho detto di non avvelenarsi così, tanto noi siamo solo dei numeri, che non vale la pena di arrabbiarsi, e che tutto si risolve, alla parola "Numero" gli si è accesa una strana luce negli occhi ed è scappato via senza nemmeno salutare. Forse come farà Montella?