.

.

martedì 6 maggio 2014

Pane, vino e zucchero

Noi parliamo di “Genny ‘a carogna” come di un personaggio eccessivo, giudizio legittimo ma troppo di pancia, perché giudizio molto più superficiale delle buche lasciate da Renzi sulle strade di Firenze prima di andare a Roma dove gli è cresciuta subito la pancia. Genny, come tutti noi avrà avuto un trascorso che lo ha segnato, basta vedere il suo torace senza la t-shirt solidale di Emergency, comprata solo per aiutare Gino Strada, un torace segnato dai tatuaggi di chi ha vissuto le difficoltà della strada. Chi non ha mai avuto momenti di difficoltà? E se uno nasce figlio di un affiliato dei Misso, non potrà certo dir messa, o aspirare a diventare MInistro della Sanità, ma boss del Rione Sanità almeno quello si. Il calcio degli ultras e degli eccessi vede varie tipicità, dalla diffusione della Cocaina IGP di Scampia in curva, che fa concorrenza sleale al vecchio panino con la porchetta di Ariccia, la prima tagliata con il borotalco, la seconda invece ancora a coltello, fino al nuovo presidio dell’eccellenza romana, che dopo il carciofo alla giudia e la “puncicata”, ci ha presentato in occasone della finale di Coppa Italia, la “leggera sparatoria”. La mancanza di equilibrio del resto è tipica del tifoso, oltretutto "Genny ‘a carogna” dimostra di averne anche troppo rimanendo appollaiato per ore ed ore su divisori che sono invece l’espressione tipica degli stadi più vetusti. Quelli si da combattere. Genny avrebbe bisogno di vivere un esperienza ai lavori socialmente utili magari in Maratona a Firenze dove le barriere sono state abbattute, dove senza la possibilità di cavalcare nessun divisorio, potrebbe rilanciare la mitica “cassatina” invece delle solite estenuanti trattative con la Digos. Il tifoso del resto è squilibrato in quanto tale, basta un risultato negativo e l’Inter sarà irrimediabilmente quarta, e siccome ci aveva creduto anche Mazzarri, c’è rimasto male, ce l’ha con noi che ci siamo dimostrati più carogne di Genny, falsi più di quel nueve di Montella, capaci di regalare false speranze ancora più di Wanna Marchi. Se stasera vinciamo contro il Sassuolo ci saranno 7 punti tra noi e il nuovo che avanza, un fossato che costringe i carenti di equilibrio ad aspettare che venga abbassato il ponte levatoio, quello di una sconfitta interna clamorosa e per certi versi agognata, per tentare l’ultimo assalto al castello, o meglio, all’uomo di Castello di Cisterna. Eccessi di chi non vede il bicchiere mezzo vuoto solo perché usa la cisterna come unità di misura, vedi le sfide contro il Verona, anzi, vedi doppio le sfide contro il Verona dopo aver svuotato la cisterna. Non è che io ne sia immune da questi eccessi, anzi, non parlo certo da chissà quale pulpito, divisorio, transenna e chi più bombe carta ne ha più ne metta a disposizione della curva. La mancanza di equilibrio è sempre stata una mia fedele compagna di viaggio, e a proposito di compagna, la Bice ha scovato una foto di quella di Genny, ironia della sorte proprio un informatrice della Polizia detta “Ada ha dda parlà” per via della lingua lunga. Dicevo della mia compagna di viaggio che è stata l’unica a non avermi mai fatto “becco”, diciamo che sin da piccolo sono stato subito definito un fenomeno, perché ho cominciato presto, molto presto. A proposito dell’equilibrio, e dell’eterna lotta che conduciamo fin dalle prime fasi della nostra esistenza, quando ero bambino per esempio, volevo imparare assolutamente ad andare sui pattini, ma come detto non avevo un gran senso dell’equilibrio. Ricordo per dirne una, che mi piaceva Speggiorin. E infatti, come partivo, cadevo quasi subito perché mi girava tutto e non riuscivo a pattinare neanche per dieci secondi. Tanto che  fui definito un oggetto msterioso proprio come Speggiorin. Le cose cominciarono a migliorare non solo con l’arrivo dei Pontello, soprattutto quando mio nonno Gastone detto “i’ briaho” smise di darmi a merenda il pane con vino e zucchero.