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lunedì 9 giugno 2014

La fine di un amore (parte terza e ultima)

L’inizio dell’avventura azzurra ai mondiali ha di fatto decretato per molti tifosi Viola la fine della storia d’amore con l’attuale selezionatore, nonché cittadino onorario opportunamente selezionato. E quando finisce un amore si soffre, si soffre sempre. Anche quando si potrebbe non soffrire per niente. Intendo quando l’amore finisce né per colpa di Diego né per colpa di Cesare, quando semplicemente si esaurisce, finisce per sfinimento, quando sfinisce, si può dire? Ma soprattutto si può dire che l’amore, oltre che sfinire, può finire? E’ lecito ammetterlo? Si sa come succede, ti senti sconfitto, smentito da te stesso, però insomma cazzo, capita che finisca! E l’assurdo è che spesso non riesci neppure a capire quando esattamente è finito. Magari a lui gli ci vuole più di un disastroso girone di ritorno di quell’amore. E avrà sicuramente pensato “Sta finendo”, facile che magari sia già finito, finito da tempo. E se va indietro col pensiero per cercare di capire quando esattamente ha cominciato a finire, perché si sa che anche ogni fine ha un  inizio, può pure capitargli di scoprire che probabilmente non è mai cominciato. Basterebbe ammetterlo, dichiararselo a vicenda! E invece si soffre, forse se ne ha un po’ bisogno, occorre soffrire per darsi un senso. E ci si arrovella e ci si accusa l’un l’altro. “Perché tu sei stato con Bettega e poi sei bresciano, sei troppo duro, sei più duro del muro del suono", "e perché tu allora che mi hai mandato Cognigni nello spogliatoio di Genova?” Accuse, rivendicazioni, ricostruzioni, che sviliscono tutto. Ma perché, perché fare così? Quanto sarebbe più bello, più giusto non soffrire! E piuttosto invece parlarsi, serenamente. Chiarire l’equivoco di fondo. Sorridenti.“Bè, pazienza, credevamo fosse amore, invece niente. Amici come prima? Anzi, dato che prima non eravamo affatto amici, facciamo conoscenti come prima? Che poi in fondo nemmeno ci conoscevamo. E allora sconosciuti come prima! ”Così ci si potrebbe ripresentare “Piacere, salve, come va?” E così chiacchierando, una parola tira l’altra, ci si conoscerebbe, ci si troverebbe simpatici, ci si comincerebbe a piacere un po’, poi sempre di più, ci si innamorerebbe e chissà, magari un giorno... No, no, non funzionerebbe, "anzi Cesare, già che ci sei ridacci le chiavi della città.