Se è vero che in terra africana avevamo toccato il fondo, in Brasile abbiamo scoperto che esisteva anche un doppiofondo, dentro al quale abbiamo ritrovato un Prandelli nei panni del dottore nato, quello cioè che riesce a scrivere pagine di calcio che nessuno riesce a leggere. A prescindere da Balotelli, troppo facile scaricare tutte le responsabilità su un fessacchiotto, parlare male di lui è diventato come dire che le donne non sanno guidare, anche se quando la Rita sterza in corrispondenza di una curva, penso che sia dovuto solo ad una pura coincidenza. Sarà una coincidenza anche il fatto che il buon Cesare lascia sempre macerie dietro di se? Nessuno ce l’ha con lui, no, nemmeno i suoi ex giocatori che ne conservano un ricordo indelebile, si dice che il gruppo di questo Mondiale abbia voluto salutarlo con un gesto carino, una volta saputo delle sue dimissioni, e preso atto quindi che sarebbe rimasto senza la panchina, hanno pensato bene di regalargli una bella sedia. Adesso però nessuno trova il coraggio di inserire la spina. Mi scuso se scrivo forse in maniera troppo sarcastica, ma purtroppo ho superato la soglia dei 50, anche se mi sento giovanissimo pensando a tutto il tempo trascorso ad aspettare il terzo scudetto. E quindi il mio modo di scrivere ne risente, mentre mi ritrovo davanti al nastro dove scorrono bagagli umani tipo Prandelli. Diciamo che nel mio stato d’animo, dove le sensazioni vanno e vengono come le valigie in aeroporto, Cesare mi appare come un cappotto che va bene per tutte le stagioni, perfetto in certe e quando fa caldo basta toglierselo. E poi, a proposito di sfoghi di Balotelli sui Social, voglio difenderlo da chi lo definisce un perfetto idiota, solo perché nessuno è perfetto. Per concludere invece l’argomento Prandelli so benissimo che dovremo tutti essere grati al suo codice etico, al suo essere sempre sopra le parti, ma è duro essere così religiosi quando certe persone non vengono mai incenerite da un fulmine, o non gli si frattura almeno una tibia. Comunque Cesare con le sue dimissioni ha dimostrato un tempismo perfetto, proprio in mancanza di uno scatto degno di nota di un qualsiasi attaccante azzurro, come invece lo scatto che immortala il pesce tra le fauci del coccodrillo o come quello più malizioso del vento che scopre angoli di paradiso nascosti. Adesso è arrivato invece il momento di raccontarvi come sono diventato tifoso della Fiorentina, perché non è stato solo per il fatto di essere nato in San Frediano, forse non sarebbe bastato, è successo quando trovai per terra accanto alla poltrona del salotto il portafoglio di nonno Gastone, aperto, mi colpirono le foto ingiallite di Padre Pio e di Montuori, che io non sapevo chi fossero. Lo chiesi a lui che mi spiegò; uno fa i miracoli e l’altro è un popolare frate pugliese. Da quel giorno non mi sono più tolto la sciarpa Viola. Guardo i quotidiani sportivi abbandonati sui tavoli dei bar dopo la disfatta mondiale e mi coglie la malinconia dei 50 suonati, sarà per questo che chiudo con un amarcord di quando invece li aprivamo ancora, di quando cioè andavamo a trombare in camporella e usavamo la Gazzetta per coprire i vetri dell’auto, oggi, dopo che è stato cambiato formato, ce ne vogliono due copie.