C’era una volta il giardino del vicino che diventava tutti i giorni sempre più verde, e un’altra volta appurato che non si trattava ne di Boboli e ne di quello Torrigiani, il tifoso della Fiorentina con il pollice più verde cominciò a pregare che a scegliere il nuovo allenatore non fosse la stessa persona che lo faceva al Real Madrid, evidentemente un cuoco. In città il popolo non temeva un calcio senza più futuro e senza Montella, regnava una gran faciloneria, e la gente era convinta che sarebbero state migliori tutte le eventuali possibili alternative. A Firenze regnava l’irresponsabilità. L’atteggiamento di avversione nei confronti del Mister esponeva i cittadini agli stessi rischi di chi a scuola veniva picchiato sempre, allora si iscriveva a karate, e grazie ad un duro allenamento alla fine riusciva a farsi picchiare sia a scuola che a karate. Non solo quindi la squadra della città poteva peggiorare la propria classifica accettando di buon grado anche soluzioni improponibili pur di mandare via il presuntuoso napoletano, ma poteva andare a migliorare anche quella delle altre liberando un allenatore che certe qualità le aveva già fatte vedere. Il sogno era Spalletti, però al mercato di San Lorenzo alla fine la gente era felice anche con Mandorlini e Stramaccioni, il fiorentino era tirchio e sicuramente giocava a fare l’allenatore perché tanto sapeva che nessuno gli avrebbe mai chiesto il conto. Un atteggiamento irresponsabile che aveva portato molti cittadini a chiedere alle donne anche di giocare al dottore, naturalmente offrendosi di fare il paziente ritenendosi molto furbi, e così le signore gli chiesero 120 € oppure 150 con la fattura. No, quella che regnava in città era una falsa serenità, forse i tifosi avevano troppe ferite aperte per andare al mare. Si era perso di vista la realtà, e non si teneva più conto di quanto era stato fatto negli ultimi tre anni in relazione ai rapporti di forza che esistevano a quei tempi nel nostro campionato anche ben da prima dell’arrivo di Montella alla Fiorentina. Era diventata una città senza memoria, nella quale si doveva recitare l'alfabeto per ricordarsi che lettera c'era dopo la O. Per fortuna che l’allenatore della Fiorentina faceva Montella di cognome, il dramma sarebbe stato se avessimo avuto Zaccheroni, allora si che il popolo sarebbe stato condannato a recitare proprio tutto l’alfabeto. Donadoni e Di Francesco per questo motivo sarebbero stati già un bel passo avanti, Ventura invece la fine. La città aveva un atteggiamento di avversione nei confronti di qualsiasi parola o sorriso di Montella, un sentimento che però non nasceva dall’animo cattivo, così come lo squalo che mangiava l'uomo perché credeva che fosse un pesce non lo faceva certo per cattiveria. Aveva solo bisogno di un buon paio di occhiali.