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lunedì 29 giugno 2015

All'analista piace il lampredotto

Salah non può essere stata una breve storia, come breve è quella coniugale che si consuma dal momento in cui il Bambi chiede dove sono le mutande, e quello nel quale lei risponde che sono dentro il cassetto delle mutande. Oggi andrò a parlare male di voi con la mia analista se qualcuno non mi spiega cosa stiamo aspettando. Perché dopo la proposta “Da manicomio” della Fiorentina all’entourage dell’egiziano non si è preteso subito una risposta? Non vorrei che a Salah ci volesse quanto alla moglie del Salucci che dopo anni di buddismo ha scoperto che per ottenere la pace interiore non c'era niente di meglio di un digestivo. E già immagino che dopo questo toccherà al tormentone Mario Gomez, del resto per non farci mancare proprio niente, la spiaggia è piena di gente che parla dell’emergenza “migranti greci omosessuali”. Insomma, Berta filava, Gianna aveva un coccodrillo ed un dottore, Mary è andata via, Alice guarda i gatti, Luca si buca ancora, e Babacar e Bernardeschi? Il compito dell’analista è quello di far scattare certi meccanismi psicologici tali da farti capire che la vita non finisce certo con la partenza di Salah, e lei lo fa con argomenti convincenti, a volte anche autoreggenti. Spesso velati. Le piace il nero. E poi sono argomenti così velati che alla fine invece che con la solita sigaretta finiscono davanti al lampredottaio di Porta Romana. Così, seduta dopo seduta, panino dopo panino, continua ad elencarmi quali sono le cose veramente importanti in una squadra che si rispetti. Quali i delicati equlibri da rispettare all’interno di uno spogliatoio. E’ partita con la psicologia di base tipo il senso di appartenenza, poi  “L’importante è la maglia”, per terminare su “A Firenze si è abituati a soffrire”. Quando però l’ho minacciata di non pagarla perché questa per me era psicologia spicciola più che base, cose che in piazza Santo Spirito già si sanno semplicemente andando dal medico di famiglia o parlando con lo spacciatore, ha cominciato a cercare differenze più sottili delle sue calze tra l’avere e il non avere l’egiziano in rosa anche nella prossima stagione. Sempre più sottili come certe polveri, per liberarmi da blocchi psicologici più subdoli di quelli del traffico. Alla fine ce l’ha fatta facendomi notare quella sottile differenza che c’è tra "metto un po' di olio solare" e una focaccia ligure. Così per me adesso Salah può anche andarsene se proprio gli fa schifo la proposta da manicomio. Morto un papa se ne fa un altro, questo è quello che ho imparato, il vantaggio di andare dall’analista. Così come del resto grazie a lei ho capito che l’abito non fa il monaco, e oggi guardando il Bambi che è un omone grosso e dalla fisiognomica tipica dell’ergastolano medio, uno che porta sempre l’eskimo a dispetto dei santi, grazie alle sedute dall’analista, guardandolo meglio ho capito che pure lui unisce i puntini numerati quando va al mare. Ho capito che è importante prendere delle decisioni, belle o brutte, ma bisogna prenderle velocemente e con coraggio. Fosse per me con questa nuova sicurezza che ho raggiunto grazie al suo lavoro profondo, anche con i greci tutto sarebbe più semplice. Se non ci pagano il debito, gli pignoriamo il Partenone e ci facciamo dentro “Pizzeria Bella Acropoli”. E alla fine andare dall’analista è diventato il mio sport preferito, perché con lei ogni tanto mi arrampico anche sul monte di Venere.