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mercoledì 10 giugno 2015

Credevo di essere al padiglione della Sicilia e invece ero a casa di Riganò

Sono proprio un ingenuo, uno che crede al lieto fine, dove il bene trionfa sempre sul male, non tenendo conto che invece nella vita ci sono Bucchioni e Calamai senza capo e ne coda. In genere cerco sempre il lato B delle cose, quello positivo al testosterone, credo alle persone e mi trovo in difficoltà quando le persone sono due e ognuna dice cose diverse. Credo a un mondo senza attriti, un mondo senza bisogno dei carrozzieri e nel quale dai tubi di scappamento delle macchine esca solo il fumo dell’erba giamaicana. In quel mondo lì tutte le persone girano con il sorriso di Montella stampato sul volto, e l’inno della Fiorentina è reggae. Credo veramente a tutto. Prima ancora di comprare il sale iodato da Wanna Marchi pagandolo più di quello di Cervia, c’è stato un periodo precedente all’arrivo dei Della Valle che ho creduto persino che i 16 minuti impiegati per slacciare il reggiseno della Marta valessero come preliminari. Poi in questi 13 anni di matrimonio, un po’ per volta mi sono reso conto che in sostanza la vita da tifoso Viola adulto consiste nel rispondere tutto il giorno “No” a tuo figlio e “Si” a tua moglie. E quando mi sono accorto che le mie rosee aspettative erano piene di spine ho dovuto smettere di usare anche la crema per gli scrupoli. Adesso mi ritrovo nella posizione scomoda di chi ha difficoltà a trovare anche solo il pagliaio. Anche se penso che d’indispensabile ci siano poche cose, alcune persone che non sono senz’altro Montella, e poi il mare. Il futuro Viola un po’ mi preoccupa, ma non per la mancanza di programmi adeguati, o di una società seria e solida, è più una mia forma d’insicurezza, l’altro giorno la Rita ha voluto spiegazioni sul perché avessi fatto un foro nella porta del frigorifero nuovo, gli ho dovuto spiegare che l’avevo fatto solo per avere la certezza che la luce si spenga davvero quando lo chiudiamo. Mi dispiace quando tra persone che hanno condiviso un bel percorso in comune c'è qualcuno che decide di uscire dalla stanza sbattendo la porta, perché per accontentare entrambi ci vorrebbero stanze con almeno due porte. Ricordo che una volta fu il Bambi a non mantenere la parola data ad una festa, quando davanti ai miei occhi scrisse "Ti Amo" con la panna spray sulla torta della fidanzata di Rifredi. Poi si rimangiò subito le parole. E non capisco nemmeno come mai sui contratti degli allenatori, nel calcio usa ancora la consuetudine primitiva di inserire una data di scadenza, quando tutti alla fine se ne fottono, tra esoneri e risoluzioni consensuali, tanto vale fare come sulle custodie degli occhiali da sole dove nessuno si sognerebbe mai di scrivere la scadenza, perché tanto si sa che verranno persi entro il primo mese dall'acquisto. Delle volte vorrei proprio ritornare bambino, quando credevo ancora alle favole, oggi quando voglio rivivere quelle sensazioni, sfrutto il fatto di  trovarmi in città più metropolitane di Firenze, chiudo gli occhi, poi li riapro e mi trovo in un altro luogo. Come per magia, anche se ho preso semplicemente la metro. E visto che oggi sono qua a confessare le mie debolezze acuite dall’esonero di Montella, condivido con voi anche un altro dei miei disagi più ricorrenti, quando faccio il figo, e faccio finta cioè di essere sicuro di me, sicuro per esempio che Neto andrà alla Juve, sicuro fino a quando però non si tratta di attraversare l'uscita senza acquisti.