Dopo guelfi e ghibellini, bartaliani, renziani e chiarugiani, oggi è tempo di divisioni montelliane. Non solo l’Arno a tagliare in due la città, un classico come lo zuccotto, e se la tramvia richiama a se più gente di un buffet gratuito, e se il Giani si dimostra più attratto dai buffet gratuiti, Montella smuove invece più coscienze della tramvia. “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!” è la parola d’ordine per entrare nel club degli scontenti, la sede è ovunque. Web, condomini, scantinati alluvionati, lavanderie a gettone e anche dal Pugi. Io che non riconosco a Montella le responsabilità maggiori per qualche battuta d’arresto di troppo, sono comunque dispiaciuto per quella parte di tifoseria che invece soffre perché sa che è lui la malattia, e sapendolo ha giustappunto la smania di debellarla. Così vorrei ritagliarmi un ruolo da mediatore, vorrei fare da cuscinetto tra chi chiede più freddezza nella diagnosi e chi invece ha gli occhi iniettati di sangue. Le parole però non sono sufficienti, ed è inutile ridondare il blog con le rispettive e rispettabili analisi che dimostrerebbero la validità delle proprie tesi. Ferme ormai come Firenze al Rinascimento. Ci vogliono fatti, o almeno proposte che possano disincagliare questa discussione, in modo da ritrovare una corretta geometria degli intenti. Ci vuole la seconda linea della tramvia che porti la discussione fuori dalla palude nella quale ristagna. Che porti i tifosi uniti verso l’obiettivo finale senza disperdere veleni nell’ambiente. Come? Io la mia proposta la lancio senza pretendere che sia la migliore, ma posso garantire che è una soluzione che funziona davvero, perché anche se in un altro contesto, è già stata testata dalla mia zia. Lei ama molto gli animali e ha sempre voluto tenere un cane in casa, ma non l’ha mai fatto per paura dei parassiti. Alla fine si è comprata un bellissimo cane di peluche. Lo accarezza tutte le volte che vuole, ci parla come se fosse vero e non deve nemmeno portarlo fuori a fare i bisogni. Fin qua tutto bene, la mia idea per accontentare tutti sarebbe quella di mettere un allenatore di peluche in panchina, e così la formazione farla fare dai tifosi attraverso le “formazionarie”. Basta andare alla casa del popolo, pagare un euro e dare il proprio contributo. C’è un però, perché alla Liliana è sopraggiunto un problema mica da poco in relazione proprio alla fobia per i parassiti, adesso è disperata perché si è accorta che il cane finto è infestato da una miriadi di pulci. Di peluche. Sull’allenatore pupazzo che ognuno potrà muovere come meglio crede i problemi sono sostanzialmente due, presentarlo con i capelli di lana cotta e un sorrisetto accennato a ricordare Montella, oppure pelato a ricordare Spalletti? Poi ci vogliono almeno due versioni, seduto durante la partita, e in piedi quando la squadra scende in campo e quando rientra negli spogliatoi. Chi lo porta, il portiere di riserva? E poi c’è lo stesso problema della Liliana, perché se gli fai fare il Montella ti ritrovi con i capelli di peluche che cadono copiosi sulla giacca, mentre se gli fai fare lo Spalletti ti ci vuole almeno una bambola gonfiabile di San Pietroburgo, anche se non sappiamo quanto potrà gradire visto che là tromba ancora quelle vere.