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lunedì 10 marzo 2014

Anderson faceva il cameriere

Diciamo pure un tempo a testa, dove nel primo abbiamo meritato lo svantaggio anche se alla fine è arrivato solo per via di una prodezza personale di Asamoah, giocatore che ha fatto soffrire quel Diakité così ruvido di tocco ma anche capace allo stesso tempo di gran controllo e tiro per un bellissimo gol annullato, un gol che secondo Paparesta era persino regolare. Troppo bello per essere vero, e infatti al contrario di quello che dice il regolamento, in caso di dubbio convalidare, il dubbio non c’è mai quando c’è da annullare un gol contro la Juve, anche se questo non si può scrivere nel regolamento. Menomale che almeno non c'era Gervasoni a stilare il referto. C’è però da analizzare bene per giovedì quanto abbiano influito gli ingressi di Mati e Wolsky sulla crescita della squadra nel secondo tempo, o quanto abbia influito invece il diverso atteggiamento di una Juve già in vantaggio e quindi con meno interesse a fare la partita, una Juve che è sembrata anche in debito di ossigeno. Un secondo tempo che lascia viva la sensazione che la doppia sfida di coppa sia tutta da giocare, la speranza è l'ultima a morire perché muore sempre prima il paziente. E per rimanere alla partita di ieri il pareggio era alla fine un risultato che ci poteva stare, vorrei ricordare che la Juve veniva da tredici vittorie consecutive in quello stadio, dimostrazione che non è facile per nessuno andare a dettare gioco, anche per chi non ha Montella e Wolski in panchina. Certo è che visti gli ultimi risultati della squadra anche il futuro non sembra più quello di una volta, e se non ci sono più le mezze stagioni speriamo almeno che non ci siano neanche più i primi tempi che poi sono quelli che fanno le mezze partite, e a forza di mezze partite si ritorna alla mezze stagioni. Ed ora i singoli, male Pasqual e Diakité, molto bene invece Savic, Gonzalo sufficiente mentre Neto mostra ancora riflessi prodigiosi su un tiro deviato da pochi passi. Centrocampo con un buon Aquilani, un Pizarro con le mestruazioni e al quale facciamo in ritardo gli auguri per l’otto marzo, Andow buono solo per fare il trailer della partita, bene invece Wolsky e Mati, quasi bene Matos se non fosse per quella traversa, in calo Cuadrado, mentre Gomez mette km nel motore e si trova all’appuntamento con il gol di testa che sbaglia, ma è già un buon segnale, Vargas intanto si nasconde dietro Lichtsteiner che si nasconde dietro Vargas. Forse giovedì resusciteremo e così faremo come quando è successo a Gesù Cristo, ci faremo vedere da qualche donna in modo che la notizia si sparga più presto in una città che ne ha tanto bisogno. Devo intanto salutare il ritorno di Deyna che certifico con piacere, mentre vorrei proporre ai guardoni delle intimità altrui la storia di Anderson prima ancora che diventasse un calciatore, così potrebbero passare qualche momento di serena morbosità e avere qualche argomento per giustificare ancora la loro presenza in vita. La storia me l’ha raccontata il mago Oronzo, di quando il giocatore era ancora in Brasile e lavorava come cameriere in un bar di nudisti sulla spiaggia di Ipanema, anche prima di arrivare al Manchester aveva molto successo, perché riusciva a portare due brioche in una mano, due cappuccini nell’altra, e otto ciambelle. Questa sconfitta si porta dietro un pessimismo eccessivo, sarà forse il mio bicchiere sempre troppo mezzo pieno e a forza di mezzi bicchieri la realtà poi si deforma, ma io malgrado un girone di ritorno per adesso da retrocessione, nutro speranze per il campionato, per l’Europa League e per la Coppa Italia, si, quello che abbiamo visto di bello in questa stagione non può essere sparito nel nulla, è solo nascosto dietro a difficoltà fisiologiche, la squadra crescerà e i risultati torneranno. Bisogna avere anche un po’ di ottimismo nella vita, cosa volete che sia una sconfitta di misura contro la Juve quando tra pochi giorni ci sarà la possibilità di rifarsi con gli interessi, vi assicuro che certe volte mi piace persino il giorno dei morti, perché vado al cimitero e mi sento qualcuno.