All’Is
Arenas la Fiorentina scende in campo con lo stesso ventre molle del
flaccido Lello Arenas, con battute di gioco però che non fanno ridere
nessuno, o almeno non i tifosi viola, ma è forse vero che il programma
del fair play prevedeva il rispetto per la scomparsa di Jannacci e di
Califano, e così per onorare soprattutto gli eccessi del poeta di Roma,
per ricordare il Re della notte, la Fiorentina sceglie la notte fonda di
una partita senza gioco. Una partita sulla quale, a differenza della
lapide del Califfo, ci auguriamo vivamente non ci sia scritto “non
escludo il ritorno”. Mentre Napoli e Milan scelgono di onorare
Jannacci, e visti gli studi del cantautore milanese, si candidano a
tutti gli effetti per il dottorato Champion. La Fiorentina non fa il
salto di qualità, ma fa invece quello della quaglia, una sorta di coito
interrotto per ritirarsi un attimo prima di mettere incinta un sogno
senza avere la maturità giusta per portarne avanti la gravidanza. La
partita è stata troppo deludente, non è valsa neanche l’amido del mio
spaghetto con la bottarga, perfettamente al dente, partita che invece ci
ha lasciato addosso il fastidio dell’umido, quello che ti si appiccica
come un lavavetri. E allora pensiamo alla salute, alla Pasqua che
fortunatamente non ha niente a che fare con i cross sbagliati di un
esterno sinistro, ma penso invece allo scoppio del carro, che per noi
oggi non sarà quello dei vincitori su cui salire felici, ma se quel
brindellone di Toni non ci ha salvato dal naufragio della spiaggia del
Poetto, ci rifaremo con quello più familiare la cui sagoma scomparirà
tra i fumi e gli scoppi, forse come le speranze di riagguantare le due
che hanno scelto di onorare la memoria di Jannacci, mentre noi gli
eccessi di Califano eccedendo però solo nello squallore della
prestazione, senza la poesia non dico di un duetto tra Jovetic e Ljajic
ma almeno di un ”minuetto” come quello scritto per Mia Martini. Usciamo
dai fumi di questa sconfitta che per qualche attimo ci nasconderà i
marmi del Battistero e del Campanile di Giotto, e dopo che dal volo
della colombina avremo tratto gli auspici sull’andamento della partita
con il Milan, ci sarà una grande esplosione di gioia che conclude le
privazioni quaresimali e cagliaritane. E per un periodo tradizionalmente
magro come la Quaresima, sarebbe cosa buona e giusta consumare la
tipica ribollita, una zuppa a base di fagioli, cavolo nero, cipolla,
pane raffermo e dopo una prima cottura, ribollita. Si, insomma, s’arriva
lì e poi ci si caca addosso. Sempre la solita zuppa. E allora un filo
di olio a crudo e pepe. Mi raccomando. Buona Pasqua.