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sabato 2 marzo 2013

Beppe Bersani

La Fiorentina è una squadra in crescita e per questo soffre degli scompensi tipici della fase adolescenziale, brufoli a prescindere da ciò che possiamo pensare noi siano le cause dell’altalenanza di certi risultati, che secondo me sono più una concausa. Oggi siamo una bella squadra che però deve ancora definire la sua vera identità, al netto dalle assenze più o meno importanti,  spero e credo che una volta che la Fiorentina sarà diventata grande sappia sopperire con il gioco all’assenza dei suoi interpreti, o almeno che abbia maturato la capacità di non trasformarsi da squadra che vince contro l’Inter a quella che perde contro il Bologna perché qualcuno ha preso l’influenza. Non vorrei giocatori con questa capacità d’influenzare, oppure se ci saranno perché questo significherà avere grandi giocatori, vorrei avere un allenatore in grado di prescrivere un vaccino per questo tipo d’influenza. Si, certo, sarebbe bene avere Pizarro e la sua pecora Dolly, avere gli undici titolari con il gregge clonato a brucare l’area tecnica, però andrebbero ricercati anche giocatori che caratterizzino meno il gioco della squadra perché diventano poi quelli meno sostituibili, così da dare allo chassis la sufficiente flessibiltà per andare a giocare su tutti i terreni, giocatori cioè duttili, adattabili a più ruoli, giocatori moderni come la figura politica che l’elettorato ha dimostrato di volere trombando i tombaroli che negli anni hanno saccheggiato la credibilità dell’intera classe politica. Diciamo pure giocatori seri come lo era Bergomi che dimostrava più anni a diciotto di oggi, per dire quel tipo di giocatore posato, la serietà di un Bersani ma con la verve, la barba, i capelli lunghi, il Vaffa day che non procuri due giornate di squalifica come ad Aquilani, e con la capacità comunicativa di Grillo. Un Beppe Bersani che sappia guardare lontano per esodarne cento scorretti come Beppe Marotta. Un politico universale, insomma, come Johan Cruijff, perché la Fiorentina ha deciso di puntare tutto sulla capacità tecnica che le permetta di esprimere gioco, di imporre il suo programma di calcio, e non ha bisogno di giocatori che rilanciano una politica stantia a casaccio di là da una metà campo ormai priva di tutti i trombati, o solo capaci di sporcare la manovra sbagliando i congiuntivi come Tonino Di Pietro. Siamo alla terza Repubblica come all’alba del terzo scudetto. E Pradé, Macia e Montella che è un napoletano elettronico, cioè un sostitutivo di un napoletano vero come la sigaretta elettronica lo è di quella fatta col tabacco, perché non è colorito nelle espressioni, non gesticola, non ha l’accento spudorato di Bruscolotti e neanche la voce di Pino Daniele o le movenze plateali di un pizzaiolo ai campionati del mondo, insomma loro tre oggi sono riuniti in conclave per decidere chi sarà il Papa della prossima Fiorentina. Aspettiamo la fumata bianca di quello che sarà il cardine della squadra del prossimo scudetto, e ognuno immagino avrà il suo cardinale preferito, quindi dietro a quel punto interrogativo potrà inserirci chi meglio crede perché questo è un blog dove ho avuto la fiducia e quindi è passato il decreto sul reddito di cittadinanza della fase REM, qui è concessa a tutti una dignitosa ripartizione dei sogni. Personamente, dato che serve una punta mobile e tecnica come Milito che tra l’altro potremo anche comprare visto che è seriamente infortunato, e un giocatore che abbia anche caratteristiche da Papa nero, se non sarà Milito la mia fumata bianca va a Milingo.