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mercoledì 20 marzo 2013

Inquinamento interiore

A Bucarest i cavi sono esterni come Cuadrado e Pasqual, ti seguono a tre metri sopra la testa come quelli di Moccia sopra il cielo, di Moccia come lo Zabov.  Un Berbatov più giallo e liquoroso come lui che ti tradisce da quanto fa schifo. Un palo tira l’altro, fasci ammassati che formano campate disordinate delimitando la navata centrale di una città caotica, piena di taxi e gente che attraversa la strada come in una roulette russa.  E anche io ho trovato il mio filo steso, con due bei pali torniti e con sotto una voragine scura come i capelli rumeni scuri tipo quelli di Lacatus, dove sono finito mio malgrado, inciampi dovuti ad una cattiva manutenzione del fondo stradale. E ho raccattato anche i panni. Come chi dopo aver gradito il piatto fa pure la scarpetta, Tod’s naturalmente. Diciamo come la goduria che si prova nel veder raccattare il pallone in fondo alla rete avversaria.  Fuori Bucarest, fatti appena una decina di chilometri il mondo è un continuo declivio verso l’inferno, come quello che sta vivendo il povero Mati Fernandez o Zamparini. Ai lati della strada lo sporco ha preso il sopravvento prima del centrocampo e poi del centro strada. Certo c’è “buca” e Bucarest, dalla culla del Rinascimento a quella scomoda come una brandina da campeggio sgangherata, non è proprio come dormire i sonni disegnati dal Brunelleschi. Oggi rientro, una ripartenza micidiale come quelle di Cuadrado, per ritrovare le geometrie giuste fatte di passaggi nei soliti posti, una manovra riconosciuta e che porta a mettere la palla dentro la Porta San Frediano. La pressione è stata tanta, lo Steaua è una brutta bestia e poi ho sofferto il fumare incontrollato nei locali pubblici, soprattutto nei ristoranti. Non c’ero più abituato, per rendere l’idea del disagio che ho provato è come se improvvisamente a Cagliari ritrovassimo il fumoso Montolivo nel nostro centrocampo. Al posto di quell’aria tersa che oggi si respira nel nostro spogliatoio, un inquinamento interiore che sto smaltendo grazie alla tabella del Dott. Manetti. Soffumi alla rovescia, da dentro a fuori per ripulirsi dal fumo di mille sigarette fumate tra capo e collo da Florin. Fumate dalla Romania intera che ti fuma addosso tutto il giorno. A un certo puno sono corso su Internet pensando che se ne fosse già andato il Batipapa. Poi un sospiro di sollievo, anche se è equivalso a buttare giù un sigaro cubano. Quella che avevo visto non era stata la fumata bianca.