Ieri dovendo andare in centro sono passato da via Maggio, e mi sono accorto una volta arrivato lì, di essere in anticipo visto il febbraio ancora in essere, allora mi sono soffermato davanti alla vetrina di un antiquario, attratto dalla scultura in bronzo di Felipe ritratto nel preciso momento in cui prendeva la palla in mano e si spogliava definitivamente dei panni di calciatore. Poi, visto che per venire qua ero passato davanti alla Specola in via Romana, ho riflettuto un po’ su quella staticità di Felipe in riferimento proprio a quella dei componenti della collezione zoologica del museo, i quali anche se impagliati però, a me sembrano sempre più mobili almeno di Vargas se non proprio di Felipe, un po’ più vivi, anche considerando la versione peruviana più veloce, che alla fine non è tanto quella lanciata sulla fascia, ma quanto quella lanciata in buca d’angolo dal cugino in piazza Piervettori. Poi visto che avevo un mese abbondante per fare ancora considerazioni, ho pensato a quanto fosse poco condivisibile quella tendenza ad intitolare le strade ai campioni della propria squadra, perché dopo quella ancora accettabile dedicata all’ex Napoli nella quale mi trovavo, ho pensato che un eventuale cessione mi costringesse tra un po’ a passare anche in via Cerci. A proposito del quale è notorio come lui e la fidanzata siano invece convinti, che la città riconoscente per le belle parole spese da entrambi, gliel’avesse già intitolata davvero quella via, pensando a loro addirittura come una famiglia, dato che sul loro profilo Facebook appaiono tutta una serie di foto dove felici indicano la targa di via dei Cerchi, probabilmente perché pensano all’acca come a una lettera muta, mentre la cacca è la metafora più appropriata alla figura per loro più familiare, e resa tale proprio dalla difficoltà a rimanere muti come appunto l’acca. Una volta chiuso il cercio delle considerazioni me ne sono andato a mangiare un panino col lampredotto al Porcellino, davanti al quale un tifoso del Colo Colo faceva le foto pensando che quello fosse l’omaggio della città a Vargas, ho pensato poi di passare in piazza della Passera tanto per ricordarmi che esiste ancora, prima di andare finalmente in piazza San Firenze dove ero realmente diretto. Ho appoggiato in terra tutti i faldoni del blog che avrei dovuto portare in tribunale e che mi avevano spezzato le braccia, ho allungato il collo nel tentativo di vedere se fossero già arrivati Jordan e il Chiarificatore a terminare nella sede più opportuna la loro vicissitudine giudiziaria. Ma una tragica telefonata mi annunciava il rinvio dell’udienza, sono rimasto ammutolito per tutta la giornata perdendo la cognizione del tempo e senza più la forza di andare avanti, quando è calata la notte sono riuscito a fare due più due e allora ho deciso di buttarmi in Arno. Incredibile ma vero mi sono scontrato in acqua con un altro che come me pensavo si volesse suicidare, poi sorpresa delle sorprese, mi sono accorto che era Delio Rossi, che era venerdì notte e che stava festeggiando la vittoria sul Napoli.