Le scorte d' entusiasmo stipate in città dopo l'arrivo di Delio Rossi sembrano essersi già esaurite, o meglio, se lè prese Gilardino per portarle a Genova in dono ai suoi nuovi tifosi. Come un Re Magio? No, come un Re mogio. Come un altro che se ne va nel nostro cimitero degli elefanti. E così le speranze riposte in un allenatore che ai tempi del colera, pardon di Mihailovic, era una garanzia di progetto, di ricostruzione, si infrangono proprio sulle macerie di un centravanti, che ha scelto lui si, il ridimensionamento in stato terminale in cambio di un quinquennale. Bisognerebbe essere felici che un giocatore da tempo più impegnato in schermaglie contrattuali, che ad onorare la maglia, se ne sia finalmente andato a svernare nella riviera ligure come un attempato lord inglese. Lasciandoci Rossi, che evidentemente ne ha condiviso la cessione, e che continuo a credere, anche se non ne ho mai sponsorizzato l'arrivo, un allenatore che non inizia un' avventura senza le adeguate garanzie. Credo nelle parole di Vincenzo Guerrini, credo che per fare le rivoluzioni sia necessario fare scelte importanti, e finalmente sembra essere arrivato quel benedetto momento, si anche quello di abbattere i totem innalzati prima dell' arrivo del colera. Basta con i giocatori che prendono in ostaggio la società per sfilargli il contratto e metterselo sotto braccio come una baguette da riempire con ingaggi succulenti. Basta con i giocatori che rifiutano un trasferimento per gozzovigliare nel buffet della tribuna. Fiducia alla società, a tempo determinato naturalmente, e spazio a chi ritiene un onore indossare la Maglia, basta, non ci interessa vedere esultanze piene di smog, via l’inquinamento da Campo di Marte. Il mio bicchiere mezzo pieno oggi lo riempio di vino novello, come nuove le facce e gli stimoli che vorrei vedere, vin novo e castagne, perché siano i novelli Viola a toglierci le castagne dal fuoco. Meno Armani fuori dal campo e più ormoni dentro.