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domenica 15 gennaio 2012

Foulard

Oggi scrivo per dire che non scrivo, come fare un gol senza esultare. Come cucinare senza mangiare, perché è bello lo stesso. E non scrivo per lasciare tutto così com'è, fino alla partita, che poi è lì in fondo alla discesa della mattinata. I sentimenti che ognuno di voi ha riversato con generosità sul blog, troppo giovane e quindi vetrina inadeguata a renderne il giusto merito, ma da questi impreziosito senza nessun merito, hanno un sapore troppo buono per essere rigovernati nella lavastoviglie di una domenica mattina di gennaio. E allora li riscaldo un altro po', magari per dare modo a chi non ha assaggiato di farlo, oppure semplicemente di rifarlo. E poi ieri un' alchimia trasversale ci ha investito, dolce, e c'è stato un momento in cui di quei sentimenti si è parlato qui e su Fi.it, come fossimo a reti unificate. Allora voglio illudermi che continui, anche solo per un attimo, e dopo potrò nascondermi dietro il racconto della partita. E come il sapore di un bacio a lungo desiderato, o il profumo sulla camicia, stringo il foulard tra le mani e lo porto al naso per annusarli tutti quei sentimenti, e sto bene.