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mercoledì 5 settembre 2012

Armani ha pochi ormoni

Giornata di considerazioni amare come quando ti accorgi che amare non vuol dire considerare la vita alla giornata, quando davanti a te c’è un progetto di famiglia e non la pontellizzazione in formato famiglia, una giornata di ripensamenti come quando uno prima infama e poi ama i Della Valle. Mi sento un po’ come un prete in crisi di vocazione, senza che questa volta c’entri in qualche modo Prandelli con la storia che sembra un prete, e neanche per quella sua fede Viola estinta con l’avvento sulla scena del diavolo bianconero. O forse si tratta solo della crisi di un cinquantenne allo sbando, non lo so, la mia alla fine è forse solo una richiesta di aiuto, anche se mi rendo conto di rivolgermi a persone che frequentano il blog, dimostrando così di essere più allo sbando di me, o forse il mio è solo un tentativo patetico prima di abbandonare, pur sapendo bene che le nuove geometrie della squadra, la palla deliziosamente a terra che veloce cambia di proprietà come i giudizi dei tifosi nei confronti dei Della Valle, sono argomenti che mi rovescerete addosso con rabbia, ricordandomi che la barcellonite è diventato un dialetto che in città si mastica ormai più del lampredotto, snocciolerete percentuali di possesso palla con l’arroganza tipica di chi supera costantemente il 60%. Ma non so se questo sarà più sufficiente, mi sembra che a niente sia valso nemmeno il tentativo di riempire la squadra di stranieri dai nervi di acciaio, fino a farne un organico tipico di un acciaieria piena di stranieri, se non addirittura di una conceria dove non c’è nessun limite agli extracomunitari, un ambiente in grado di temprarti e renderti adatto ad affrontare anche campi conciati male come quello di Napoli. Si è vero del rilancio, è vero che Jovetic è rimasto dichiarando di essere felice perché gli hanno fatto una grande squadra, è tutto maledettamente vero, Montella giovane, ambizioso ed elegante che Delio Rossi a confronto sembrava un profugo sbarcato a Lampedusa. Tutto troppo bello, tutto insufficiente però a trattenermi negli stessi pantaloni di sempre, anche se Montolivo l’ha preso nelle mele andando nel progetto milanista a più alta densità di smobilitazione della sua storia, di fatto prendendo l’asticella delle ambizioni diritta tra i denti, tutto questo mi sembra comunque non più in grado di farmi credere nel progetto. Troppi tatuaggi, barbe incolte come quella di Cassani, tagli di capelli come Hamsik, con il rischio che se hai un figlio in zona Mergellina ti torni a casa con la cresta, no, non ce la faccio, e poi Cecchi Paone e i metrosexual, il vuturismo, Della Valle che è troppo marchigiano e Viviano che è troppo fiorentino, e poi ancora Marotta che pensa di mostrare lo sguardo fiero della juventinità quando all’esterno appare invece una juventinità guercia e nessuno ha il coraggio di dirglielo, no, c’è troppa ipocrisia, è un ambiente troppo maschile anche se voi mi direte che c’è pur sempre Montolivo con la passata, perdonatemi ma ormai sono attratto da altri sport e non so spiegarmelo, ebbene si voglio abbandonare il calcio. Stamani mi sono svegliato provando un’attrazione irresistibile per il golf, e costretto a darmi una spiegazione, l’idea strampalata che mi son fatto è che sono stato influenzato da Batistuta o dai tanti ex giocatori di calcio che a fine carriera lo praticano, e poi sento il bisogno anche di fare delle sane arrampicate, sforzo fisico e non più passiva contemplazione degli eventi, pareti da scalare, e qua forse avranno influito tutte le arrampicate sugli specchi per giustificare il rilancio marchigiano denunciato invece come pontellizzazione. Ma se mi volete bene davvero datemi una sola motivazione per non frequentare più le palline fuori dal green, specie quando il green è così maledettamente folto e spettinato, e quando i tempi sono quelli delle pelate tipo Borja Valero, intanto per rifugiarmi a meditare su di un eremo, mi arrampico in seno alla mia passione per il seno.