.

.

martedì 18 settembre 2012

Il fauvismo delle fave

Ormai è chiaro a tutti, anche a quelli che da una parte erano abituati all’esclusiva cucina dei ranci bresciani, e dall’altra sono comunque rimasti a regime di stretta dieta antidellavalliana, perché affetti da forte intolleranza ai rilanci, è chiaro dicevamo, come questa Fiorentina serva alla sua mensa un gioco pieno di zuccheri, con la specialità della casa che è un trionfo di geometrica manovra, un gioco capace di far crescere l’erba nel deserto del calcio italiano, cake design allo stato puro che ritroviamo sulla lavagnetta degli schemi di Montella, e che oggi possiamo mostrare nella foto di copertina grazie alla gentilezza di Guerini che l’ha scattata per noi, una torta che la squadra serve poi ai propri tifosi, una specialità che ci piace veramente un Mondrian. E come i quadri del pittore olandese, anche la manovra della squadra dimostra complessità che smentisce un’apparente semplicità, perché quelle forme rettangolari conosciute e superficialmente banalizzate, che Mondrian dipengeva di rosso, giallo, blu o nero, Montella è riuscito a rendere realtà sulla tela verde di un campo di calcio, là dove solo poco mesi fa era difficile disegnare due passaggi di fila senza rompere la punta della matita, figuriamoci dipingere un possesso di palla così marcato. Al massimo si era arrivati al puntinismo, quello di chi si era impuntato a mettere prima i puntini sulla P di pontellizzazione, poi accortosi che la P non aveva puntini, ha pensato bene di metterli sulla smobilitazione, un percorso più pittoresco che pittorico, e che ha portato fino al fauvismo, roba che in San Frediano è considerata più che altro favismo allo stato puro, visto che anche sulla smobilitazione non c’è traccia di puntini. E se per arrivare a uno stile di manovra di questo tipo si è dovuto guardare anche a Picasso, c’è chi, attaccando questa proprietà ha seguito la corrente di pensiero di quelli che non hanno capito un Picazz, e più che cubisti son sembrate teste quadrate elevate al cubo. La grande rivoluzione dei Della Valle come la grande guerra per Mondrian, segnano un cambiamento nella propria visione di gioco, si passa dal far cahare alla teoria del neoplasticismo, fatta sua oggi anche da Montella, e che il pittore olandese riassumeva, senza neanche bisogno del GPS o delle strategie di Gianni Vio, in questa semplice frase “costruisco combinazioni di linee e di colori su una superficie piatta, in modo da esprimere una bellezza generale con una somma coscienza”, praticamente la manovra della Fiorentina, e poi  “credo sia possibile che, attraverso linee orizzontali e verticali costruite con coscienza, guidate da un’alta intuizione dei singoli giocatori, e portate all’armonia e al ritmo di un pressing alto, queste forme basilari di bellezza, aiutate da altre linee o curve chiamate anche cross, possono divenire un’opera d’arte come lo è un gol di Jovetic”. E se Mondrian cominciò a dipingere quadri a “griglia”, Moggi ha trovato invece la fine della propria carriera per aver voluto mettere il becco nella composizione delle griglie arbitrali, ma alla fine anche noi tifosi abbiamo abbracciato coraggiosamente un’arte di pura astrazione come può esserlo solo il sogno dello scudetto. L’apparente semplicità delle opere più celebri come le partite vinte porta a credere che chiunque possa dipingerle, tanto da rendere il gioco della Fiorentina, che ne ricalca le geometrie, una pratica semplice come è successo proprio col Catania, mentre dietro c’è il gran lavoro dell’allenatore e della società, oltre naturalmente ai fondamentali degli interpreti. E se Mondrian è considerato il padre del design pubblicitario, la Fiorentina è una bellissima pubblicità al gioco del calcio, e la seconda foto ci mostra proprio di che panni si veste quest’anno.