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lunedì 10 settembre 2012

Quel tifo tra l'ittero e l'ittico

E’ tornato il sereno insieme alla voglia di uscire per andare incontro alla prossima partita, a parte casi sempre più sporadici che hanno le nuvole ai domicilari, casi isolati dall’alluvione del loro risentimento pesonale che è esondato su tutta la Della Valle, sporadici che fanno la “spora” tra la carta stampata e la tifoseria, e non resta altro da fare che lasciare che si raschi ancora un po’ il barile, che si raschi alternandolo ai piovaschi, nella speranza che la geometria della manovra applicata alla passione, sgombri la mente dalle nuvole, e che dentro al barile rimangano solo gli sgombri, liberi cioè, pensieri liberi dai pregiudizi, dai rancori, dai sassolini tolti dalle Tod’s, e via anche gli ultimi noccioli delle olive ascolane andati di Gian Aldo Traversi. E’ tempo di godersi il bel tempo, e non ingannino i “Toni e furmini” di sentimentale ritorno, perché adesso l’ambiente tutto è tornato ad essere più sensibile alla salvaguardia dell’ambiente, psicologia della meterologia che abbiamo predicato invano in questi anni, quando i temporali si abbattevano copiosi sulla Fiorentina insieme all’autolesionismo, oggi c’è più propoli sulla nostra acropoli della passione, perché insieme alla fede c’è più proposito, una condizione finalmente più reale, e che alimenta l’entusiasmo ancora meglio di una pappa reale. Sembrano esserci davvero tutti i presupposti per cavalcare l’onda del rilancio, ambiente unito, ambizione, staff tecnico di prim’ordine, squadra dalla buona caratura tecnica e dalle giuste motivazioni, tutti ingredienti che potranno, questa volta, soffocare le poche voci fuori dal coro, quelli per intendersi che hanno immolato la propria fede per un ideale, e che niente sarebbe stato più ideale se non cacciare i Della Valle. Quelli che adesso sono rimasti prigionieri del loro ieri e non riescono più a intraprendere il viaggio di ritorno, costretti come sono, a sorrisi stretti tra vittorie senza troppe baldorie, e sconfitte che ritrovano le soddisfazioni più amare dentro a logiche di polverose soffitte. Potessimo fare qualcosa per cancellare quelle ombre dalla loro fedina penale, fedina che ne rende bene lo spessore in quanto fede Viola molto piccola, di poca cosa, e penale perché del cazzo, ma non possiamo fare niente per cancellare quelle ombre, perché sono nuvole che si formano e offuscano i pensieri fino a pontellizzarli, nubifragi di idee che ne allagano la logica, ombre e cirri come scatarri, cucina povera di passione e spaghetti alla scatarra. Ombre che non si sono schiarite neanche dopo l’estate delle pernici, nella quale è rimasto imbalzamato solo quel pensiero fisso come l’uno sul pronostico di domenica contro il Catania. Insomma, ombre nere nei pensieri di un tifo di spalle, quello che ha voltato le spalle alla propria fede, un riso amaro che diventa nero di seppia, che sembra non sappia nemmeno tutte le cazzate che ha scritto fino ad oggi, usando il nero pessimismo del suo pensiero antidellavalliano, anzi, usando soprattutto carta, penna e calamaro.