E’ stato più facile battere la Samp di Mihajlovic che non il virus che mi ha attaccato per ritorsione quel gobbaccio di Mottafollone, e con il quale lotto ancora disperatamente. Contro i blucerchiati è stata una partita senza storia, senza parate di Neto, la squadra ha macinato gioco fino a quando non ha trovato il varco giusto per macinare i sogni forse alimentati anche da sostanze stupefacenti del “Viperetta”. In un Franchi zuppo di personalità e classe la Fiorentina mostra la sua crescita in tutte le sue pozzanghere, tesse trame senza fretta, non si scopre, esalta le doti dei suoi uomini, alla fine Montella incarterà una bella pastiera al sor Sinisa. Io che ho sempre avuto fiducia in Montella, stando qualche giorno a Mormanno con il dottore ho imparato ad avere anche più fiducia nella scienza, e adesso so che prima o poi troverà la cura anche per quelli che ti devono toccare mentre ti parlano. Salah per me è diventato un idolo come non avevo avuto più da quando ero ragazzo, e dopo il gol di ieri lo colloco alla stregua della donna coi buchini "poggiapollici" sulla schiena, un patrimonio dell'umanità. Vorrei che la tosse servisse almeno come esercizio per gli addominali, e menomale che in un colpo di tosse solo abbiamo scavalcato Samp e Napoli. Malgrado il fenomeno dell’acqua alta siamo entrati nella fase decisiva della stagione con il piglio giusto. Un tempo le soste erano deleterie, così come gli scontri diretti, oggi invece ci riesce gestire bene anche queste, mentre io continuo a non gestire benissimo il mio virus. Forse lo si capirà da quello che scrivo che non sto bene, visto che ieri a proposito del tempaccio e del campo pesante che frenava la velocità di Salah, ad un certo punto la febbre alta mi ha fatto delirare. La Rita mi ha detto che farfugliavo frasi senza senso. Quando mi ha messo la pezzola bagnata sulla fronte le ho detto che peggio di essere lasciati c'è solo lasciare i panni stesi sotto la pioggia. E in questa mia Pasqua malaticcia se il mattino ha qualcosa in bocca vuol dire che non si lava bene i denti. Prima di tornarmene a letto devo dire che la Rita si è vergognata anche un po’ per le mie frasi sconnesse, specie quando le ho detto, pensando di vedere il mio migliore amico venuto al capezzale “La passera è come la pioggia: quando è troppa non la si riesce ad apprezzare”. Chiudo davvero adesso. Ho finito l’autonomia, ma non prima di fare un appello al “Viperetta”, perché farsi le canne non è salutare. Salutare è fare ciao con la canna tra le dita. Buona Pasquah.