Ieri
ho cercato di raccontare in pillole il bello del campionato Viola, una
stagione che ha lasciato anche delle scorie, oggi tocca a quello che non
ci è piaciuto, a quello che continua a minare questa nostra passione,
tutti gli anni sempre di più, tra arbitraggi sospetti, interessi da
tutelare, televisioni, partite aggiustate, Liguori e Civoli. E per
raccontare meglio questo disagio trasversale che per qualcuno è
diventato insopportabile, scelgo la lettera di un tifoso del Toro che
non ce l’ha fatta e alla fine ha mollato.
“TORO,
ti abbraccio, ma ti devo salutare. E devo chiedere scusa ai tifosi del
Palermo, a nome di di tutta la sana, onesta tifoseria granata. Stasera
ho capito che la mia storia con il calcio e' finita. Non lo seguiro'
più, avevo già la nausea prima, ma la goccia che ha fatto traboccare il
vaso e' stato aver visto una partita giocata per finta da 22 ricconi in
calzoncini che prendevano in giro 30.000 spettatori. Tra questi molti
bambini, venuti allo stadio per vedere i loro eroi ma anche per imparare
i valori dello sport. Il calcio può rappresentare per noi uomini una
metafora della vita, e' la possibilità di lottare attraverso il gioco di
squadra con un'avversario, ma imparando a rispettarlo innanzitutto, e
cercando di vincere, di affermarsi in modo pulito, leale. Il toro,
squadra romantica, sanguigna e letteraria, puro pensiero di resistenza,
contro la sorte, contro la sconfitta, puro desiderio eterno e giocoso di
rinascita, era per me il massimo da questo punto di vista. Era. Stasera
ho visto un illecito sportivo materializzarsi davanti a me, ed è stato
troppo. Lascio spazio alle generazioni bianconere, fiere di educare i
propri figli con slogan filosofico-educative tipo"vincere e' l'unica
cosa che conta", simbolo dei tempi tristi in cui stiamo navigando, gli
auguro buona fortuna per le prime sconfitte, perché chi educa cosi nel
calcio, lo stesso fa nella vita. Lascio alle grandi squadre, Inter,
Milan, Roma, le champions league sfavillanti, i titoli dei giornali, le
chiacchiere dei talk show... Mi tengo il ricordo della maratona, cuore
pulsante di emozioni ma anche di valori, che anche stasera ha dato
lezione di sport a tutti, fischiando e insultando i suoi giocatori che
si sono venduti una partita, invece di gioire per la permanenza in serie
a appena conquistata. Mi tengo i ricordi,se posso scegliere di leo
junior, del Filadelfia, di superga, di martin vazquez, fusi, policano,
giacomo ferri, marchegiani, muzzi, ma anche di Rolando bianchi, l'ultimo
simbolo che infatti se ne sta andando. E sono fiero di non aver fatto
entrare mio figlio in questo mondo che poco ha a che fare ormai con lo
sport. Ho capito che non ho più bisogno di andare allo stadio o vedere
il colore granata in tv. Il toro e' riuscito nell'impresa più grande, si
è fatto virus, valore, sangue mio. Il toro e i suoi valori ormai me li
porto io, dentro. Se le regole del calcio sono queste, finchè non
cambierà, se lo spettacolo che le mille tv ci offrono ogni settimana è
questo, lo lascio ad altri, Il calcio e' forse solo un gioco, 4 amici e
un pallone in un parco, non serve ad altro. È' questo che racconterò a
mio figlio.”