Se
il tennista deve lottare spesso col problema al gomito oltre che con
l’avversario, e l’avversario dell’alcolizzato è sempre più spesso la tendenza
ad alzare il gomito, il tifo Viola ha percorso delle gran curve a
gomito per inerpicarsi sulle vette del disfattismo, lassù dove il freddo
della passione ti entra nelle ossa, e dove a niente è valso il
tentativo di ripararsi dal gelo della fede all’interno
dell’auto-lesionismo, perché è proprio su quelle cime che il tifo Viola
ha contratto l’artrite psicologica del pollice verso, una malattia
professionale che ha sviluppato la prandemia portando in rapida
successione alla scomparsa del Collettivo, e dopo aver lasciato un vuoto
incolmabile, degenerare nel vuoturismo, una patologia che ha dimostrato
di avere confini molto labili anche con il pollice verde, come vedremo
più avanti. Quello che è certo, con la cura Pradè-Macia la malattia del
pollice verso è stata fortemente circoscritta, risultando inefficace
solo a chi non fa tifo ma solo circo, e così in molti oggi ebbri di
felicità per essersi liberati da quella schiavitù che li cingeva col
pessimismo più nero, se lo sono messi in bocca passando da un gesto che
ricordava bene o male Nerone, a uno che scimmiotta invece il pupone.
Parliamo di pollice verso ma come accennato anche di potenziale pollice
verde, perché in questi anni la tendenza è sempre stata quella di
frustrarsi con i rami del salice piangente, fino a rimpiangere persino
Salica, fino a mettere la propria passione dentro a una serra e col
proprio affetto verso la Viola andare ad aggravare il già pericoloso
effetto serra. La Bice che quello che vede te lo dice, oggi ha voluto
raccontare gli stenti di quegli istanti nei quali il tifo Viola guardava
oltre la staccionata invece di buttarci il cuore, e lo faceva con gli
occhi iniettati dal rammarico, così tanto da dover indossare i paraocchi
per non distrarsi dal valutare con più serenità, e senza distrarsi
troppo dalla depressione, per non sbagliare e prendere il Valium invece
dei fischi per fiaschi, fischi destinati a Cerci e fiaschi già
predestinati nella propria esistenza. Si, eccolo qua il realismo della
Bice, con la foto di copertina, è lì a testimoniare la crudezza di quel
pollice sempre verso e per questo anche un po’ verde, prima della cura
Pradé quando aveva trovato il verso di guardare oltre alla staccionata, per
vedere come “l’erba del vicino è sempre più verde”.