Lo
dicevamo quando il mondo Viola piangeva ancora la scomparsa della
speranza, quando la curva era a pecorina aspettando uno sceicco
qualsiasi per farsi penetrare, e per questo faceva battaglie di volgare
stupidità, cercando di vendersi l’anima al diavolo in groppa ad un
cammello, e al grido di “pezzo di merda” aspettava prona l’arrivo
dell’uccello padulo. Oggi che la campagna di liberazione marchigiana
sembra essersi esaurita lasciando dietro di se la fastidiosa sensazione
di avere la sabbia nelle mutande, e visto come le truppe cammellate
siano rinculate verso le retrovie della vergogna, lo diciamo con più
forza, bisognava capire il momento della difficoltà nascosta al
capolinea del ciclo prandelliano, si è pensato invece di dar fuoco alla
stazione sposando la meschinità di certe teorie, fino a trasformare la
proprietà in un bersaglio da colpire perché colpevole di trame oscure
avvolte dal disimpegno. E oggi lo possiamo dire che certa tifoseria non
ci ha fatto proprio una bella figura, non tanto per la mancanza di
pazienza, perché quella è di costituzione sugli spalti, ma è mancata
soprattutto l’intelligenza nel saper leggere il momento in cui quelle
difficoltà si evidenziavano, il contesto, la fine di un ciclo con tutti
gli annessi e connessi, come le motivazioni non più sufficienti di certi
giocatori, ma di difficile lettura, la mancanza di professionalità da
parte di chi invece fino a quel momento si era comportato più che bene,
errori di valutazione assolutamente possibili in un contesto
difficilissimo come quello della ricostruzione di una squadra, e invece
di capire ci si è fatti manipolare da correnti avverse ai marchigiani
che hanno insinuato il dubbio della pontellizzazione, e quello che fa
più dispiacere dire, purtroppo trovando terreno molto fertile.
Responsabilità di due anni difficili in cui certamente la proprietà ha
avuto le sua percentuale di colpe, che ha pagato, ma alla quale non si è
più creduto con colpevole superficialità, e la Bice ha percorso le orme
a ritroso di quella stupidità rinculata nelle retrovie, e proprio da
Fiesole è partita sulle tracce della rigidità intellettuale Viola,
percorrendo la Faentina fino a inoltrarsi sul Muraglione dove oggi
quella comunità vive in riserva come gli Apache, ed è lì che la Bice ha
ritrovato i picchi di quell’elastica visione. Con la foto di copertina
ci mostra il rappresentante di questa comunità che cerca di difendere le
prerogative del tifo cieco, contrario al progresso e non certo
supportato dall’intelligenza, e con il suo scatto la Bice vuole
evidenziarne lo sguardo sorpreso dalla campagna acquisti, e soprattutto
la pelle indurita da una pontellizzazione mancata, una comunità quella
degli antidellavalliani che sembra come irrigidita dagli eventi, e che
per questo si è fatta tatuare l’intersezione delle righe dell’area
piccola, per ricordare il legame ancora forte con il calcio e il rigore
morale da prendere a calci come un calcio di rigore, quello per
intendersi del loro più grande esponente, che chiamandosi Pietro mostra
la faccia impietrita dal rilancio marchigiano