Ed è già vigilia, già,
peccato però che lo sia di una partita vera mentre noi possiamo inviare solo una
squadra di bigiotteria, contraffatta probabilmente di notte a San Donnino da
qualche cinese compiacente, armato dalla sindrome della plusvalenza corviniana,
senza valore ne valori, perché mentre noi mostriamo la rabbia, loro ostentano
la fibbia con il marchio del professionismo che brilla come una patacca. Speriamo
almeno di partecipare alla meravigliosa rincorsa del Lecce non solo come
spettatori, anche se sgretolati in casa, e senza la benché minima parvenza di spirito
di corpo o di gruppo, ma solo con il grande groppo dei suoi tifosi e gli
strizzoni per il mal di corpo dalla preoccupazione. Intanto sulla gratella c’è
finito Vincenzo, che solo per la sfortunata coincidenza di quel nome, anche se
compirà il miracolo di trasformare gli ammutinati del Country (Club) in un
circolo di virtuosi dedito alla propria professione, non potrà mai essere considerato
un Santo come invece qualche suo noto predecessore, per non correre il rischio che
qualcuno degli amanti della costa toscana gli possa prenotare un ombrellone in
prima fila. E Guerini sia allora, in cottura, cinque minuti per parte come da
tradizione, e sarà presto cotto anche lui, su una panchina che scotta ecco
pronto il primo allenatore di scottona
alto quattro dita, anzi, cinque dita di paura, quelle necessarie a rubare
un punto alla tragedia, non sarà di chianina, ma crudo dentro può andar bene
per come è cruda la realtà che lo consegnerà al barocco leccese, al comando di
non più che di qualche brocco, e che lo trasformerà in men che non si dica in
una qualsiasi Lecciso. Non vedo alba all’orizzonte per questa Fiorentina, al
massimo un Albano a cantarci “ Nostalgia canaglia”, per una squadra che si
presenta non più squadra, ma dilaniata, una nostalgia per quell’attaccamento
alla maglia che sembra smarrito, nostalgia anche per una parte della tifoseria che
lancia cori razzisti, e che nel giorno della vergogna planetaria spende tutta la
sua sensibilità e l’attaccamento ai colori per
portare in trionfo un giocatore, nel giro di campo più triste a cui
abbia mai dovuto assistere, perché per un po’ l’ho seguito, sbigottito, per capire,
fino a quando però ho visto i riconoscenti imboccare l’autostrada in direzione dell’Appennino.
Mentre noi poveri idioti siamo rimasti qua, appena appena sopraffatti da quella
tristezza nella tristezza che si avviava verso Barberino in barba ai cocci
ancora da raccattare per quanto successo al Franchi contro il Novara, mentre il
trenino festante dal sapore di un tipico capodanno rossonero si avviava verso
Milano. Ne abbiamo viste tante in questo campionato e ci mancava solo la
raccolta differenziata dell’alloro per agghindare le teste già promesse da
tempo ad altri casati. Diciamo allora che tutti insieme abbiamo fatto trenta e
che manca veramente poco che adesso la squadra faccia trentuno, e tutto lascia
pensare, che questi mezzi giocatori non
abbiano nessuna difficoltà a portarci per intero in serie B. Infine, che il
Lecce sia stato crivellato dal giudice sportivo cambia poco o niente, visto che
abbiamo provveduto proprio noi con il prestito di Seferovic a disegnare un
destino grottesco, adesso ci manca solo il suo gol e poi il mare a Firenze,
oppure il suo gol che ci cacci in un mare di guai. Secondo Luca Calamai la
vicenda Rossi alla fine permetterà alla società di ripartire veramente da zero
e non da un allenatore, che sempre secondo lui, non aveva convinto affatto la stessa
società, e che sarebbe stato riconfermato diciamo solo per garbo, voglio crederci
e bermi questo bicchiere mezzo pieno, e visto che ripartiremo da una pagina
completamente bianca, su questa pagina ci voglio scrivere “ti amo Fiorentina” e
con il cuore naufrago dalla mia squadra metterlo dentro una bottiglia, certo
che il mare di guai in cui siamo lo recapiterà dalle parti di Campo di Marte.