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mercoledì 23 maggio 2012

La stagione degli amori


E’ una ciclica esigenza dettata dalle stagioni del crollo della destra, di quella classifica di destra che fa soffriggere la tifoseria e indossare il cilicio al posto del grembiule da cucina, fino a sfoderare il tagliere sul quale preparare il battuto sulle note di Battiato. “La stagione degli amori viene e va”, perché oggi è arrivata la stagione giusta per triturare i dieci anni di cipolla marchigiana, dieci anni da piangere, anzi, da rimpiangere con voce rotta la fraudolenta bancarotta, ed è arrivata la stagione giusta anche per concimare, quella dove si butta stallatico su una società in stallo, dopo aver smosso le zolle di una logica trascinata da un aratro a forma di cervello. Perché secondo l’imbufalita schiera di chi fa agricoltura della passione, i marchigiani rifiuterebbero orde di compratori solo per farci marcire nel rimpianto di una perduta pax, evidentemente neppure disturbata da colombiani rumori di fax, e da presidenti Tex, che pur rimanendo fumetto spararono solo cazzate, quelle che poi ci avrebbero condotto alla sparizione, oggi invece se arrivasse qualcuno di quei presunti in fila, a sparire sarebbero i marchigiani, ma la società no, quella almeno ce la lascerebbero lì pronta ad essere amata nuovamente. E invece no, perché i marchigiani sono gente che rifiuta gli sceicchi, e accuratamente anche tutti i possibili ricchi, Gianni Schicchi e il proprietario della trattoria “i Ricchi” a Cercina, dove fanno un fritto alla ragnatela che bene rappresenta l’architettura a maglie strette marchigiana nella quale siamo rimasti prigionieri, e poi ultimi arrivano quelli della penna, che anche se per qualcuno è un dolce, è invece quella con la quale il rimpianto balaustra-man, firmò distrazioni di capitali competenti, e non come questi incompetenti che sbattono la porta in faccia a tutti, come fecero quando scipparono la Fiorentina dalla borsetta di mammà che faceva la zoccola, ma che nessuno voleva trombare. E nell’attesa che qualcosa succeda arrivano intanto le rivelazioni del gola profonda del tifo, valide rivelazioni pulite con l’aiuto di una pastiglia Valda, svelandoci finalmente il segreto di un giocatore sedotto e abbandonato, anche se l’unica a rimetterci rimane la società e a guadagnarci invece il sedotto e chi gli ha dato nuovo asilo. E devo dire che quel racconto è illuminante come il bunker di Provenzano di notte, racconto che mi lascia solo un filo di perplessità a crudo, quando si parla di un periodo nel quale il giocatore prima viene messo al centro del progetto, e poi al momento della firma gli viene detto che avrebbe dovuto giocare a destra, perché manca la chiave geopolitica della vicenda, un codice che è stato decriptato solo grazie alla conoscenza diretta con un altro capo tifoso. E’ una verità parziale quella di chi usa le Valda per schiarire vicende di menta, perché qualcuno evidentemente mente, e ce lo dice il mio amico capo tifoso che non sa veramente una cippa ma in compenso ha il cervello di cippato, e che proprio per questo vuole rimanere anonimo per paura di incendiare la polemica, Montolivo al centro del progetto prima, spostato sulla destra poi, ma con l’obbligo di giocare solo con il piede sinistro, e questo per bilanciare un contratto sennò troppo di centro destra, dopo che ormai quella formazione se ne è andata a puttana nelle notti di Arcore e Monaco di Baviera, ed è evidente che il Monto non si lega per cinque anni a un progetto che non condivide, perché legittimamente orientato in maniera diversa, e i maligni sostengono forse perché si è guardato in basso, e comunque sia si è scoperto un grillino e non un grullo che vuole fare la fine di Cecco Grullo, e allora se ne è andato a Milano a costo zero perché fiero paladino del costo zero della politica, un nobile impegno del quale anche Galliani è militante convinto. Insomma, che sia stato lui o loro, per la tifoseria sono comunque e sempre i Della Valle a chiudere le porte in faccia a qualcuno, ormai è chiaro, quelle ai compratori a flotte, a capitani coraggiosi dagli undici metri contro il Novara, di quelle porte che lasciano fuori i sogni dei tifosi, ma io come sempre voglio reagire da vero segaiolo suggerendo vie di fuga d’ottimismo, per combattere una proprietà che uccide il sentimento a favore del serramento, perché come ci dice la foto di copertina è sempre meglio prendere una potta che una porta in faccia.