Mi ero dimenticato di dire che l’arbitro oltre ad essere incapace è anche una testa di cazzo, so che è una sfumatura ma è giusto inserire anche cromaticamente il “di” tra le parole “testa” e “cazzo”, e spero che non dia noia più di tanto a chi magari ha smesso di sfumare. Scarso e odioso a qualsiasi angolazione la si voglia guardare, non solo quindi perché è inadeguato, ma anche per via degli atteggiamenti da esaltato senza giusta causa, quando cioè sventola i cartellini con la stessa arroganza delle orecchie a sventola. Giratela come vi pare, se volete concedetegli pure le attenuanti generiche della presunta simulazione di Rossi che non c’è, o quella di Cuadrado che non c’era ma se c’era dormiva visto che si parla di cupola arbitrale. Comunque la vogliate vedere, invertendo i fattori i contadini non cambiano, questo è il concetto. Un concetto terra terra specie quando applicato a chi si pensa buttarsi sempre per terra. Concetto terra terra che un arbitro così navigato tra le onde della simulazione non può che aver imparato da Colombo più che da Braschi. Calvarese è una persona buona ma che odia le simulazioni, ha un rigetto, una sorta d’intolleranza alimentare alla farina del suo sacco, ruba i rigori ai ricchi scemi marchigiani per donarle ai poveri dementi come De Laurentis, il suo è soprattutto un arbitraggio equosolidale, con tutte le problematiche tipiche che riguardano Napoli, perché chi oggi definisce la sua interpretazione del ruolo come arbitraggio-spazzatura non tiene conto delle simulazioni di Cuadrado e Rossi che non sono a sua discolpa ma a sua discarica. Tutti tranne Deyna che beve la Peroni solo per cancellare dalla bottiglia la “I” finale, per togliere identità al prodotto. Quello che mi preme sottolineare prima di andare in bagno visto che mi preme soprattutto sulla vescica, è che lamentarsi per i torti subiti non ci squalifica per niente, anzi, è doveroso per non farsi prendere ulteriormente per il culo, anche se c’è una parte del tifo che mantiene un atteggiamento più duro che segue i dettami di certi maestri del genere come Steven Seagal e Clint Eastwood, il tifoso che non piange mai, che prima di farlo lavora interiormente cercando la depenalizzazione psicologica dei torti subiti, una linea di pensiero che trova consensi e collaborazioni come per esempio con le associazioni di volontariato e altre invece consortili come quelle del Tarzan club dei pentiti che predicano di non attaccarsi agli errori arbitrali come fossero liane, addirittura ribaltando le responsabilità, ovvero sostenendo che è Cuadrado a indurre l’arbitro a commettere l’errore, anche l’associazione degli stupratori stupiti aderisce al pensiero sostenendo come hanno sempre fatto anche davanti al PM che il concetto è lo stesso di chi stupra perché lo fa solo dopo essere stato indottto da una minigonna di troppo, o come chi sostiene di odiare la cucina cinese e poi va da Chen ordina una Pizza Margherita e una birra Moretti, esce e sostiene che non si mangia male al ristorante cinese. Io a differenza di questi filosofi dell’errore arbitrale, soffro come un povero stronzo, e come un tifoso di piccolo cabotaggio del pensiero navigo a vista nella passione, ed essendo così ansioso ho imparato con l’esperienza che in questi casi così eclatanti, non avendo il paracadute della saggezza o il transatlantico per compiere traversate filosofiche del cazzo, per dormire bene la notte del fattaccio vado sempre in hotel, perché il vantaggio è quello di non doversi alzare a controllare se ho chiuso il gas. Ho bisogno di crogiolarmi nel vittimismo più bieco, piango come una donnicciola, mi lamento dei torti subiti, mi sfogo addossando tutte le responsabilità della sconfitta a Calvarese, come un poveraccio, mentre della squadra sono orgoglioso, non sono un nobile del dolore, accuso, somatizzo in quanto somaro il torto come se un’aquila avesse piantato i suoi artigli nei miei reni. L’unica nota sfarzosa che mi concedo è che questo tipo di disturbo viene catalogato come Aquila renale. Adesso per chiudere mi ci vuole però una bella nota positiva, niente a che vedere con un pezzo degli Eritropoietina, diciamo che è venerdì e mi è venuta voglia di andare da Gagarin a Livorno a mangiare il 5 e 5, la nota positiva è che pur esendo festa non troverò traffico. Odio quelle stramaledette code di gente che va al mare. Ogni tanto novembre ci vuole.